I videogiochi sparatutto migliorano l'apprendimento
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I videogiochi sparatutto migliorano l’apprendimento, parola dell’University of Rochester (USA)

da | Nov 2014 | News | 0 commenti

I videogiochi sparatutto negli anni sono stati accusati di molte cose: di accrescere l’aggressività, di allontanare dalla realtà e di distrarre dallo studio. Adesso, però, una ricerca dell’University of Rochester, a New York, sembra riabilitarli, affermando addirittura che giochi veloci e ad alto tasso di adrenalina come Call of Duty migliorano l’apprendimento.

Secondo i ricercatori americani, gli appassionati di videogiochi sparatutto sono più multitasking, hanno una maggiore abilità nello svolgere alcuni compiti cognitivi – ad esempio ruotare mentalmente gli oggetti – e una migliore capacità di conservare le informazioni rispetto a coloro che non giocano mai ai videogames di questa natura.

L’effetto positivo dei videogiochi sparatutto sull’apprendimento sarebbe visibile anche su chi non è un giocatore abituale. In particolare, come si legge nell’articolo pubblicato sulla rivista Pnas in cui viene presentata la ricerca, si è riscontrato un progresso nei test cognitivi da parte di quei non-giocatori che si sono allentati con questo genere di videogames due ore al giorno, cinque giorni a settimana per due mesi. I benefici ottenuti, inoltre, si sono dimostrati duraturi.

Come mai, tra tutti i videogiochi, solo gli sparatutto hanno questa virtù? Semplice, perché richiedono rapidità e prontezza, mentre lo stesso non si può dire per altri tipi di gioco, ad esempio quelli di società. “Il cervello non ha un solo neurone, ma reti di neuroni parlano tra loro”, ha spiegato Daphne Bavelier, uno degli autori dello studio, e i videogiochi sparatutto spingono i soggetti a modificare “la loro connettività in tempo reale, in modo che si adatti al compito da eseguire”, oltre a insegnare a saper distinguere “a cosa è importante prestare attenzione e cosa è solo rumore e distrazione”.

Il fatto che si sia dimostrato che i videogiochi sparatutto migliorano l’apprendimento, tuttavia, non significa che possiamo abbandonare i libri e piazzarci davanti alla console per ore. I ricercatori dell’University of Rochester, infatti, ricordano che per apprendere occorre comunque studiare e che i giochi in questione, particolarmente violenti, non sono adatti ai più piccoli. Proprio per questo, il team autore dello studio sta portando avanti un altro progetto, quello di un videogame non violento che contenga tutti gli elementi positivi degli sparatutto e che possa andar bene anche per chi è nella fascia 8-12 anni.

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