Diamante artificiale Università di Bari
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Ricerca universitaria: l’Università di Bari inventa il diamante artificiale

da | Apr 2009 | News | 0 commenti

Da oggi il diamante non sarà più soltanto il migliore amico delle donne. È in arrivo in diamante artificiale, frutto di un’importante ricerca finanziata dalla Regione Puglia.

Creato dai ricercatori dell’Istituto di Metodologie Inorganiche e dei Plasmi del CNR, delle Facoltà di Fisica e Chimica dell’Università di Bari, e dell’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il diamante artificiale potrà essere utilizzato per gli stessi fini applicativi del diamante naturale, ma ad un costo nettamente minore.

Le potenzialità mediche, estetiche e industriali del diamante sono infatti vastissime: il diamante trasmette la luce senza assorbirla, riuscendo tuttavia ad assorbire i raggi ultravioletti, i raggi Gamma e quelli X, notoriamente dannosi per l’uomo.

Leggero, affidabile e resistente, è quindi un ottimo rilevatore può essere utilizzato per il controllo dei laser in campo oculistico, per sterilizzare dispositivi chirurgici, ed anche nello spazio extraterrestre, dove i raggi UV viaggiano senza filtri.

La straordinaria versatilità del diamante, che spiega la grande rilevanza scientifica di questa nuova scoperta, era in realtà nota già fin dagli anni Venti, come spiega Paolo Spinelli, Professore di Fisica Sperimentale dell’ateneo di Bari: “Alcune questioni di tipo speculativo hanno impedito che il diamante venisse utilizzato per altri scopi diversi dalla vendita; da circa dieci anni si sta quindi tentando di riprodurre il diamante in ambienti reattori” – continua il docente – “la sfida sta proprio in questo: riuscire a fornire un oggetto uguale al diamante per qualità e possibili applicazioni, ma ad un prezzo contenuto.”

Ma per stessa ammissione di Spinelli, la difficoltà dell’impresa verte proprio nella riproducibilità del diamante artificiale, per cui occorrerà trovare metodi e tecniche efficaci per riprodurlo e renderlo più utilizzabile, riuscendo a minimizzare i costi.

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