Gli status postati su Facebook svelano età, sesso e carattere
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Università della Pennsylvania: “Gli status che postiamo su Facebook rivelano la nostra età, il sesso e il carattere”

da | Ott 2013 | News | 0 commenti

Analizzando gli status postati su Facebook è possibile indovinare età, sesso e carattere dell’autore. L’ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’Università della Pennsylvania, che ha condotto uno studio su 75mila volontari. Si tratta dell’ennesima ricerca che sancisce quanto il social network più popolare al mondo sveli moltissimo a proposito dell’identità e della personalità dei propri utenti, a volte anche più di quanto loro stessi penserebbero o vorrebbero.

La ricerca degli studiosi dell’Università della Pennsylvania è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Plos One e ha preso in esame oltre 700milioni di parole, tra frasi originali degli utenti e citazioni. I volontari hanno compilato un questionario attraverso una app di Facebook, grazie al quale è stato possibile tracciarne il profilo di personalità. Parallelamente, tutti gli update del loro status sono stati archiviati, in modo che fosse possibile creare dei modelli matematici per prevedere l’età, il sesso e il carattere degli autori.

L’accuratezza delle previsioni su età, sesso e carattere fatte dai ricercatori si è dimostrata sorprendente perfino per gli stessi membri del team, come ha spiegato uno di loro, Andrew Schwartz: “Siamo stati in grado di predire il sesso delle persone 9 volte su 10, e per me è stata un po’ una sorpresa che un modello statistico potesse arrivare a tale precisione solo basandosi gli aggiornamenti dello status“.

Quanto al carattere, la ricerca ha permesso di scoprire, ad esempio, che “le persone che menzionano più spesso lo sport e le attività sociali sono più stabili“, o che le persone più meticolose “parlano di più di affari e progetti”, ma anche di “weekend e vacanze“, ha detto Schwartz.

Vista la sua capillare diffusione, Facebook si è dimostrato un eccellente strumento per analizzare la personalità di milioni di soggetti, permettendo di superare anche le tradizionali difficoltà legate al reperimento dei volontari ai quali somministrare i questionari. Insomma, una vera manna per gli studiosi. Chissà se, quando lo inventò, Mark Zuckerberg avrebbe mai ipotizzato che il suo social network sarebbe potuto servire anche a questo.

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