ricercatori milano stop anno accademico
Con l’anno accademico alle porte e le matricole pronte a pagare il bollettino della prima rata di tasse, diventano sempre più evidenti gli effetti della “linea dura” degli oltre diecimila
ricercatori pubblici italiani che si sono dichiarati indisponibili a svolgere le attività didattiche non obbligatorie per legge. Un segno forte di protesta nei confronti della riforma Glemini e dello stato di sotto finanziamento degli atenei che adesso mette letteralmente con le spalle al muro i rettori. Alla
Statale di Milano, i ricercatori delle varie facoltà in una lettera hanno chiesto a Senato Accademico e CdA il rinvio dell’
anno accademico. Oggi l’ateneo dovrà prendere una posizione: rinviare l’inizio delle lezioni, oppure sostituire i ricercatori.
Considerando la
polemica scoppiata sul caso dell’
ultimatum lanciato dal rettore dell’Alma Mater di
Bologna ai ricercatori indisponibili allo svolgimento delle attività didattiche – che ha poi ricevuto un dietro-front dallo stesso rettore – non si prospettano settimane facili per gli altri atenei italiani. Anche e soprattutto a seguito dell’
assemblea nazionale che si è tenuta a Roma venerdì e dalla quale è emerso un documento unico in cui i ricercatori di tanti atenei si sono dichiarati indisponibili. Tant’è vero che sono già diverse le
facoltà che hanno comunicato il
rinvio delle lezioni, in attesa che la situazione migliori o si distenda. Ma la strada è lunga e quelli dei ricercatori non sono certo capricci momentanei. Arriverà il momento, a breve, in cui l’università italiana dovrà prendere una posizione chiara in merito.
Particolarmente significativa, comunque, è la decisione che oggi sarà manifestata dal rettore della Statale di Milano,
Enrico Decleva, che è anche a capo della
Crui, la Conferenza dei rettori italiani, e quindi ha un ruolo del tutto strategico per determinare le sorti della protesta del mondo della ricerca.
In attesa del verdetto, intanto i ricercatori di Milano ribadiscono l’indisponibilità alla didattica almeno finché il disegno di legge approvato al Senato non sarà modificato in base alle richieste fatte. Se invece l’
iter della riforma continuerà a scatola chiusa allora proseguirà quello che i ricercatori hanno definito un “irricevibile
ricatto che non solo sottrae risorse al sistema, ma deprime la motivazione delle tante persone che ogni giorno lavorano per far funzionare l’Ateneo”.