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Fondi agli atenei, Gelmini firma il decreto. Più premi ma risorse in calo

da | Nov 2011 | News | 0 commenti

Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha firmato il 3 novembre il decreto che regola la distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) alle università statali per il 2011. Ora il provvedimento è al vaglio della Corte dei Conti, arrivato ormai a conclusione dell’anno di riferimento per via del travagliato iter di messa a punto. Il ministero ha messo a punto criteri di ripartizione che tengano conto della necessità di aumentare i premi agli atenei virtuosi e penalizzare quelli che si posizionano in coda alle classifiche del merito.

Il fondo ordinario ammonta a 6,93 miliardi di euro con una diminuzione del 3,7 per cento rispetto all’anno precedente, che corrisponde quindi a una assegnazione delle “quote base” di entità inferiore per ciascun ateneo, esclusi gli atenei dell’Aquila, Camerino, Macerata e Urbino che seguono accordi ad hoc.

Per far fronte a questo calo delle risorse solo in pare tamponato nella legge di stabilità 2011, la quota che viene invece suddivisa tra i vari atenei sulla base delle performance sale fino a 832 milioni, prevedendo però per le sedi che mostrano performance meno eccellenti una limatura del premio fino al 5,75% in meno rispetto al 2010.

Quello che conterà di più per l’assegnazione dei premi per merito sarà la ricerca, il cui peso è aumentato rispetto ai criteri dello scorso anno, indirizzando il 66 per cento degli incentivi. Nello specifico i parametri riguarderanno i successi ottenuti dai docenti nei progetti di ricerca su base nazionale, per il 40 per cento del punteggio, oltre che le performance internazionali, quindi capacità di attrarre fondi europei e internazionali, elemento che pesa per il 25 per cento.

Rispetto alla didattica invece, a cui il decreto disponibile del Miur riserva 283 milioni per le quote premiali, ciò che verrà preso in considerazione per la valutazione sarà sempre il numero di iscritti regolari, il tasso di attività degli studenti in termini di crediti formativi, trascurando però le opportunità in termini di occupazione per gli studenti usciti dall’università.

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