Studenti in prima fila contro il governo. Le manifestazioni che hanno coinvolto tutto l’Iran lo scorso 7 dicembre hanno visto tra i maggiori promotori proprio gli atenei iraniani. In occasione della giornata nazionale dello studente le università hanno infatti guidato la mobilitazione contro il governo di Mahmoud Ahmadinejad.
Il ritorno della cosiddetta “Onda Verde“, nata per contestare le ultime elezioni presidenziali in Iran, ha contato dunque sulla partecipazione degli studenti universitari che hanno organizzato proteste nelle principali città del Paese.
Girotondi e urla di contestazione contro il governo Iraniano, contro gli Usa e contro la Russia hanno caratterizzato la protesta nazionale degli studenti. Al centro della contestazione di massa la richiesta di una democrazia che consenta libertà di stampa e di espressione.
Alla stampa estera è stato impedito di occuparsi della vicenda, perché il governo iraniano ha vietato ai media internazionali di seguire le manifestazioni dell’opposizione. Le uniche fonti dirette sono alcuni video amatoriali girati direttamente dagli studenti e pubblicati dalla BBC.
Tra le università che hanno partecipato alla mobilitazione nazionale c’è quella di Hormozgan, nel sud dell’Iran, dove gli studenti hanno protestato intonando in cerchio canzoni antigovernative. Alla Ferdowsi University of Mashhad, nel nord dell’Iran, ci sono stati scontri tra la polizia e i manifestanti che hanno sfoggiando bandiere e bandane verdi. All’Università di Teheran gli studenti hanno manifestato il loro appoggio all’opposizione sventolando in aria bandiere e palloncini verdi. L’Amirkabir University of Technology di Teheran, è stata invece teatro di violenti scontri tra studenti e polizia davanti al cancello dell’ateneo.
La giornata dello studente, in Iran, è una ricorrenza annuale che ricorda un episodio di 56 anni fa, quando un gruppo di studenti dell’Università di Teheran si moblitò per protestare contro la visita del presidente americano Nixon a Teheran. In quell’occasione persero la vita tre studenti a seguito di un intervento repressivo delle forze dell’ordine.