Ipotesi esenzione tasse universitarie per i redditi più bassi
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Governo, allo studio ipotesi esenzione tasse universitarie per i redditi più bassi

da | Mag 2016 | News | 0 commenti

Fermare il calo delle iscrizioni aiutando le famiglie meno abbienti a potersi permettere di mandare i propri figli all’università. È questo che vorrebbe fare il governo, istituendo una no tax area che permetta di esentare i redditi più bassi dal pagamento delle tasse universitarie. L’ipotesi è attualmente allo studio e, stando a quanto accennato dallo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, non sarebbe allo stato embrionale.

Secondo le prime notizie trapelate, sul tavolo dell’esecutivo ci sarebbe il progetto di concedere il beneficio dell’esenzione dalle tasse universitarie a due condizioni: la prima è che si superi un tetto minimo di esami, la seconda che il reddito ISEE del nucleo familiare non oltrepassi una soglia che probabilmente sarà fissata a 13 o 15mila euro.

 

Per quanto riguarda la prima condizione, l’intenzione del governo sarebbe quella di prevedere che a partire dal secondo anno si possa usufruire dell’esenzione solo se si sono sostenuti e superati un certo numero di esami o si sono accumulati un certo numero di crediti formativi nell’anno precedente. Il primo anno il pagamento delle tasse universitarie sarebbe sospeso fino alla fine dell’anno accademico, a quel punto si dovrebbe procedere all’accertamento del possesso dei requisiti richiesti per poter beneficiare dell’esenzione. Nel caso in cui questa scattasse, riguarderebbe tuttavia il singolo anno accademico e per poterne usufruire anche nei successivi si dovrebbe dimostrare di volta in volta di essere in linea con quanto richiesto.

La misura riguarderebbe tutte le università italiane ed è per questo che il governo sta vagliandone attentamente la sostenibilità. In alcune zone del Paese, infatti, il reddito medio non è particolarmente elevato e negli atenei nei quali una grossa quota degli iscritti dovesse rientrare nei parametri stabiliti per poter beneficiare dell’esenzione dalle tasse universitarie si correrebbe il rischio di mettere gravemente in pericolo i bilanci, i quali si fondano principalmente sulla contribuzione degli studenti. Spetterebbe, dunque, allo Stato intervenire immettendo risorse nel sistema, che permettano di compensare il mancato introito degli atenei.

Il problema è che nel corso degli ultimi anni il progressivo aumento delle tasse universitarie, che ha contribuito in maniera determinante a svuotare le aule dei nostri atenei, ha cercato di compensare proprio la riduzione degli investimenti statali, per consentire alle università di restare a galla nonostante i tagli al Fondo di finanziamento ordinario (FFO). Con gli stringenti parametri di bilancio europei, non è detto che il governo riesca a trovare risorse sufficienti per poter coprire i buchi che potrebbero venire a crearsi con l’istituzione della no tax area.

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