Per 30 docenti dell'ateneo messinese, alcuni rettori sarebbero abusivi
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Rettore prorogato o “abusivo”? La denuncia di 30 docenti peloritani

da | Mag 2012 | News | 0 commenti

Semplice proroga o vero e proprio “abusivismo”? L’interrogativo arriva dall’Università di Messina dove, secondo l’ipotesi portata avanti da una trentina di docenti, “i rettori scaduti nel 2011 e prorogati per legge sarebbero in realtà abusivi”. La denuncia è stata diffusa attraverso una nota: tra i rettori non in regola ci sarebbe anche Francesco Tomasello, alla guida dell’ateneo peloritano.
La nota scritta dai docenti fa riferimento alla proroga di un anno relativa alla legge Gelmini. Secondo l’opinione espressa all’interno del comunicato, se la proroga è scattata nel 2011, essa si concluderà nel 2012; al contrario, se scatterà nel 2012, i 17 rettori, sempre secondo i docenti, sarebbero già decaduti e, di conseguenza, dovrebbero essere immediatamente sostituiti da decani o da commissari ad hoc, con la necessità comunque di nuove elezioni.

Il gruppo di professori sottilinea come la legge Gelmini prevederebbe sì una proroga di un anno del rettore da quando il nuovo statuto viene adottato, ma il tentativo di retrodare l’inizio dell’anno accademico per guadagnare un anno aggiuntivo di proroga sarebbe stato fatto adottare solo il 29 ottobre scorso. La polemica sembrerebbe essere scaturita in seguito ad una decisione intrapresa dal Tar di Catania, che aveva accolto un ricorso di alcuni docento contro la proroga di Tomasello nel 2010-2011.
Dopo questa prima proroga, nell’ottobre dello scorso anno, nell’ambito dell’adozione del nuovo statuto, il Senato accademico aveva deliberato un’ulteriore proroga per il 2012-2013. Nel comunicato diffuso, inoltre, si evidenzierebbe la necessità di nuove elezioni universitarie. “Chi vuol procedere con proroghe informali – recita la nota – si assume la gravissima responsabilità di compiere atti nulli”.
La legge che contempla la possibilità di proroghe di questo genere è la 240 del 2010 e lo scopo, secondo quanto spiegato dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, è quello di far rimanere una linea di continuità con la gestione degli atenei preriforma. La questione, tuttavia, non ha mancato di suscitare polemiche e caos all’interno di numerosi atenei italiani.

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