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Censis: sempre più italiani scelgono l’alta formazione

da | Dic 2009 | News | 0 commenti

censis alta formazione

In Italia sempre più giovani scelgono percorsi di alta formazione. Lo dice il rapporto Censis 2009, appena diffuso come ogni anno.

La scelta degli studenti italiani sarebbe però condizionata dalle sempre crescenti difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro. La formazione di qualità, spiega il Centro Studi e Investimenti Sociali, diventa quindi un “bene rifugio” e le università una fortezza in cui sentirsi al sicuro.

Secondo il rapporto 2009 sulla società italiana, aumentano infatti le preiscrizioni alle università più prestigiose del Paese, come il Politecnico di Milano e quello di Torino. E in special modo sono in crescita le iscrizioni a ingegneria, che in Italia, conferma Censis, è una delle lauree più spendibili nel mercato del lavoro.

Inoltre, Censis analizza anche i rendimenti degli investimenti nella formazione universitaria, vale a dire quanto guadagna uno studente spendendo soldi in formazione nel medio e lungo periodo. Per un italiano maschio, spiega il Centro Studi, investire in una formazione più alta significa guadagnare 322 mila dollari lordi in più durante la carriera di lavoro. Per le donne invece non vale lo stesso, il beneficio si ferma a 136 mila dollari.

Per quanto riguarda gli obiettivi europei fissati a Lisbona per il 2010, dice inoltre il rapporto, l’Italia è ancora lontana dalla meta. L’unica regione a contraddistinguersi in questo senso sarebbe la Toscana che avrebbe messo al centro delle proprie politiche formative le donne e i giovani. “La qualità dell’offerta universitaria e la forte attrattività degli atenei toscani confermano l’efficacia degli impegni sull’alta formazione, con il raddoppio (dall’8,8 al 16,4 per mille) delle persone laureate nelle discipline scientifiche” spiega inoltre Censis.

Insomma, secondo Censis l’Italia deve ancora impegnarsi per raggiungere quell’economia della conoscenza di cui si parla in Europa. Si pensi solo che a livello nazionale l’abbandono prematuro degli studi costituisce un fenomeno consistente: “la componente maschile sfiora il 23% dei giovani con età compresa fra 18 e 24 anni”.

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