Mentre i ribelli si accingono ad attaccare Sirte, il mondo accademico libico comincia a ragionare sul nuovo corso che potrebbe aprirsi con la caduta di Gheddafi. Il settore dell’istruzione superiore in Libia guarda a un futuro più libero, in cui le università avranno un maggiore controllo sui loro programmi di studio e finanziamenti più adeguati. Un risultato particolarmente atteso dai tanti studenti e docenti che hanno preso parte in prima persona alla lotta armata.
Il Consiglio nazionale di transizione che ora è responsabile della gestione del Paese ha promesso non solo di riaprire università e college tempestivamente il prossimo autunno, ma anche di apportare miglioramenti radicali al sistema scolastico nel suo complesso. Resta da vedere nei prossimi mesi se il nuovo governo sarà in grado di mantenere queste promesse.
Ma Tasnim Wafa, 19 anni, studente di ingegneria elettrica presso l’Università Nasser di Tripoli, dice di essere pieno di speranza. Wafa ha raccontato a University world news di una grave carenza di materiale didattico, libri e attrezzature nel suo college, e che i docenti sono sempre stati di qualità scadente. Ora spera che con il nuovo assetto la situazione migliori.
Elalem Sari, 21 anni, è uno dei tanti studenti che hanno rischiato in prima persona combattendo contro il regime . Uno di loro era studente . Elalem studiava Inglese a Bengasi alla Garyounis University e si è trovato a combattere perdendo il suo migliore amico durante gli scontri a fuoco. “All’inizio non afferravamo completamente ciò che stava accadendo, c’erano un sacco di combattimenti, morti e paura“, racconta.
Tuttavia, nonostante gli attacchi e le giovani vittime, in tanti hanno potuto continuare gli studi nelle zone liberate. Elshaab Wafa, 23 anni, studentessa di medicina alla Al-Arab Medical University di Bengasi, ha intrapreso un tirocinio al Al-Jamahiriya Maternity Hospital, nel periodo della rivolta.
Visto che alcuni medici avevano abbandonato i loro posti, a lei è stato assegnato il lavoro nel reparto di terapia intensiva. Si è trovata a coprire le carenze di personale in diverse unità dell’ospedale lavorando molte ore più del dovuto. Ora racconta che gli studenti del quarto anno sono stati richiamati per completare gli esami dopo la ribellione a Bengasi. “Ma poi l’università è stato chiusa e sono rimasti solo alcuni studenti volontari“. Così Elshaab è stata impiegata prima in unità chirurgica e poi in quella pediatrica.
Insomma, nella parte orientale del Paese, la prima ad essere stata liberata, gli atenei, in un modo o nell’altro hanno continuato a funzionare. Mohamed El-Falah Abdelrazeg, un docente di Architettura in un ateneo della Libia orientale, ha detto che dopo la ribellione personale e studenti si sono battuti per proteggere l’università. I corsi e le attività accademiche hanno subito grosse ripercussioni a causa della guerra in corso, ma diversi atenei sono riusciti a mantenere in piedi parte delle attività.