Una delegazione ristretta di studenti che stamani hanno sfilato per le strade della Capitale andrà nel pomeriggio al Quirinale per consegnare la lettera-appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’incontro non era ancora stato chiesto ufficialmente, anche se fonti del Quirinale confermano la disponibilità del capo dello Stato a vedere i ragazzi per ascoltare il loro punto di vista sul disegno di legge Gelmini in dirittura d’arrivo al Senato.
Gli studenti in mobilitazione della Sapienza avevano già annunciato ieri che avrebbero incontrato il presidente, esprimendo il loro apprezzamento per l’invito del capo dello Stato ad ascoltare le ragioni della protesta. La conferma della disponibilità giunta oggi dal suo staff ha fatto esultare molti degli studenti scesi in strada a Roma.
Gli universitari avevano chiesto a Napolitano di non apporre la sua firma in calce alla legge di riforma dell’università. “Avevamo scritto una lettera al capo dello Stato per chiedergli di non firmare il ddl, ma non gliela avevamo ancora consegnata” commentano gli studenti di Ateneinrivolta, visibilmente soddisfatti per il segnale giunto dal “Palazzo“.
Non si sono fatti attendere i commenti degli esponenti politici. Per il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani il fatto che debba essere Napolitano a dover incontrare gli studenti la dice lunga sull’atteggiamento dell’esecutivo. “Per mesi dal governo sono arrivate solo giaculatorie offensive senza aprire alcun confronto con una arroganza ed una sordità che possono essere pericolose” ha detto il leader del Pd.
Andrea Volpi, coordinatore di Azione universitaria, area Pdl, esprime invece indignazione per la richiesta degli studenti a Napolitano di non firmare “una legge approvata dal Parlamento sovrano” e aggiunge lo stupore per la disponibilità dichiarata dal presidente a incontrare i manifestanti. “Basta puntare i piedi e spaventare le istituzioni per essere ascoltati, in barba a tutti i dettami di rispetto e democrazia” commenta Volpi, che poi chiede a Napolitano di incontrare anche quegli studenti che esprimono un pensiero diverso da quelli che sono in piazza.
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