ricercatori assemblea nazionale a Roma
Con l’autunno in entrata riprende l’attività di protesta dei
ricercatori italiani che hanno deciso di riunirsi il
17 settembre alla Sapienza di
Roma in un’
assemblea nazionale per discutere sullo stato dell’università pubblica e sulle azioni da intraprendere affinché non vengano totalmente approvate le politiche finanziarie che mettono a dura prova le casse degli atenei italiani quest’anno.
Centinaia di ricercatori pubblici insomma si troveranno nell’aula Ginestra, nell’edificio di Chimica del grande ateneo romano a partire dalle 10 per rielaborare le proposte di riforma già emerse nei mesi scorsi.
Alcune di queste, spiega la
Rete 29aprile, una delle più forti a livello nazionale, a tenere insieme le esigenze di centinaia di ricercatori pubblici, sono state riprese nella
lettera di Napolitano dopo l’
approvazione del ddl Gelmini al Senato.
Molti di questi ricercatori hanno deciso già dallo scorso anno accademico di rinunciare alle
attività didattiche non obbligatorie per legge, attività di volontariato per tutti i ricercatori pubblici che, come dice il nome dovrebbero fare soprattutto ricerca. Attività, sulle quali il sistema universitario italiano fa ancora completo affidamento. Da qui lo
sciopero bianco iniziato lo scorso inverno, una delle minacce più grandi per le università italiane, che non saprebbero più come organizzare corsi e lezioni, insieme ai
tagli che quest’anno mettono a rischio addirittura il sistema degli stipendi. Lo stesso
rettore Frati ha minacciato il commissariamento se non si invertono in tempi brevi le politiche finanziarie che stanno decurtando i fondi degli atenei.
Per parlare di tutto questo e per chiedere ai Parlamentari e al Governo di prendere una posizione a favore dell’Università pubblica – soprattutto in tempi di definitiva approvazione della riforma Gelmini – i ricercatori di
33 atenei italiani si riuniranno a Roma venerdì. Tra le
proposte quella di istituire un ruolo unico di docente universitario, la riforma del sistema di reclutamento che renda più accessibile la carriera universitaria, finanziamenti adeguati a ricerca e didattica e poi politiche per il diritto allo studio e la mobilità studentesca.