Se l’Università vuole essere l’antidoto dell’analfabetismo imperante, allora c’è bisogno di recuperare una responsabilità nel settore della formazione che va oltre i provvedimenti di carattere meramente amministrativo. Questo, il messaggio al centro del discorso del rettore Ivano Dionigi, tenuto sabato mattina per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.
L’Università, ha ricordato il rettore dell’Alma Mater, è il luogo dedicato a formare la classe dirigente di domani. Per questo, ha sottolineato il rettore di Bologna Dionigi, il sistema universitario italiano nel suo complesso deve recuperare alcuni importanti valori. Primi fra tutti: la parola, la memoria e la relazione con il mondo reale.
Per migliorare il sistema accademico, insomma, secondo il rettore di Bologna bisogna iniziare a parlare bene in tutti i luoghi degli atenei. Dalle aule in cui si fa lezione, alle sedute di esami e di laurea, fino agli organi amministrativi. “Questo riguarda sia i più lineari e univoci scienziati che i più metamorfici e polisemici umanisti”, ha precisato il rettore.
Il recupero della parola, insomma, sarebbe il primo passo da fare affinché l’Università resti un antidoto all’analfabetismo che la cultura dell’immagine sta diffondendo. Parole decise quelle del rettore di Bologna, che all’indomani della classifica ministeriale sulla qualità degli atenei italiani, aveva lanciato l’allarme delle matricole semi-analfabete.
Oltre alla parola, ha spiegato poi il rettore c’è bisogno di restare in contatto con la realtà e di recuperare le connessioni con la memoria. Se l’Università italiana ambisce ancora a formare la futura classe dirigente, insomma, dovrà riformulare un’etica che sia condivisa da studenti e professori: “Dobbiamo spiegare ai più giovani la bellezza e la durezza della realtà, dello studio, del lavoro, della vita: il discrimine tra la vacanza e il lavoro, tra la ricreazione e l’impegno, tra stare al mondo e vivere” ha spiegato il rettore.