Erano partiti per la Libia con l’obiettivo di fondare, insieme ad altre 150 persone tra addetti ai lavori e colleghi, un dipartimento di italianistica all’Università di Misurata, la città caduta nei giorni scorsi nelle mani dei rivoltosi libici, in cui questa notte si sono verificati nuovi scontri a fuoco.
I due ricercatori di Palermo, Daniele Coffaro e Carlo Giordano, per i quali le famiglie e tutto il mondo universitario era in trepidazione non riuscendo a contattarli in nessun modo, al momento stanno bene e stanno provando dopo diversi tentativi falliti di rientrare in Italia.
L’ultima prova risale a soli due giorni fa quando i due, fermi in un cantiere di una azienda italiana, hanno tentato di raggiungere l’aeroporto e secondo fonti non ufficiali sarebbero riusciti addirittura a salire sul volo che è stato poi cancellato e sono stati dunque obbligati a restare a terra. Non solo, i due professori hanno avuto enormi difficoltà a mettersi in contatto con il consolato e sono tuttora in attesa di capire quali saranno le sorti e quando potranno rimpatriare.
La loro condizione è inoltre resa ancora più critica da questioni di permessi e burocrazia. Daniele e Carlo vincitori di un concorso pubblico per il progetto non avevano permessi o garanzie che gli consentivano di lavorare nel Paese. Alla scadenza del mese a disposizione per il loro visto, i due potevano quindi espatriare solo con il consenso del datore o seguendo una procedura burocratica affatto semplice, costringendoli quindi al momento ad essere “clandestini”.
Nel frattempo l’ateneo, pur esprimendo grande apprensione per la vicenda, ha chiarito che ”i due giovani sono in quel Paese non per conto dell’ateneo, ma perché hanno risposto spontaneamente ad un’opportunità d’insegnamento promossa dall’università di Misurata”.
Proseguono in questi giorni le manifestazioni di solidarietà degli studenti e della associazioni sindacali nel nostro Paese, la prossima dimostrazione è prevista per lunedì 28 febbraio alle 17,30 a piazza Montecitorio con l’organizzazione della Cgil “per esprimere la forte preoccupazione e la più ferma condanna del sindacato per la brutale repressione attuata dall’esercito, dall’aviazione e dai mercenari, che ha già causato migliaia di morti e feriti in Libia”.