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Studi hi-tech, invasione di iPad negli atenei d’oltreoceano

da | Gen 2011 | News | 0 commenti

In molti atenei è stato bandito per problemi di “sicurezza” in rete, in altri sta per essere ufficialmente adottato come strumento didattico: è l’iPad, croce e delizia di studiosi, studenti e docenti d’oltreoceano. Infatti, mentre molti importanti atenei americani fra cui la Princeton University e la George Washington l’hanno vietato nei campus perché “incompatibile” con le impostazioni di sicurezza delle loro reti wireless, altri l’hanno fornito agli studenti di corsi di laurea nelle aree della tecnologia e della comunicazione.

È il caso dell’Oklahoma State University che ha già adottato la tablet nel corso Media and strategic communications o dell’Illinois Institute of Technology che da quest’anno metterà a disposizione dei nuovi iscritti il dispositivo Apple per permettere loro di reperire in qualunque momento informazioni sulle materie di studio e di partecipare costantemente alla vita online dell’ateneo.

Ma sono molti gli atenei statunitensi che hanno promosso l’uso dell’iPad addirittura regalandolo a tutti gli iscritti: capofila del progetto l’Università di Greensburg, in Pennsylvania, che nel 2010 ha dotato tutti gli studenti di “tavoletta” per creare un “campus collegato” in cui i ragazzi possano condividere appunti e scaricare libri di testo. E non è tutto, agli studenti del primo anno l’ateneo ha regalato anche un McBook.

La famosa tablet fa parlare di sé anche nel mondo universitario australiano. Alla University of Maryland l’amministrazione ha consegnato l’iPad a circa sessanta studenti del corso in Digital culture and creativity, al fine di testare le potenzialità del dispositivo in ambito didattico e per rendere più attuale e dinamico il metodo di studio.

L’esperienza di Maryland ha fatto esplodere un vero e proprio caso tra i docenti di tutti gli atenei australiani che stanno cercando di capire se l’iPad sia o meno un utile strumento didattico. Situazioni davvero singolari per noi italiani, abituati a non avere nemmeno il servizio wi-fi attivo in tutti gli spazi universitari.

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