Il Giappone tenta di rialzarsi dopo la drammatica scossa di terremoto dell’11 marzo e lo fa partendo dagli studenti stranieri che hanno lasciato il Paese anche su invito delle università di provenienza o dei governi dei loro Paesi. I danni dello tsunami e del sisma che l’ha provocato, assieme alla paura per le conseguenze dei guasti ai reattori nucleari di Fukushima, rappresentano una ferita difficile da rimarginare in tempi brevi, ma le istituzioni del Sol Levante sperano di tornare ad attrarre le migliaia di giovani stranieri, circa 4.300, che dopo l’11 marzo hanno lasciato i campus nipponici.
Tanti di loro non si sono ripresentati alla riapertura delle attività accademiche e gli affetti di questo “abbandono” si sono fatti sentire anche molto lontano da Fukuschima e dall’epicentro del sisma, fino a Tokyo. “Diverse misure sono state adottate per garantire che gli studenti internazionali possano tornare ai loro studi dopo il disastro” ha detto Kenichi Ota, funzionario incaricato di seguire la popolazione studentesca estera per la Japan Students Association, che fornisce il supporto per gli studenti locali e stranieri.
L’associazione cura un programma che finanzia borse di studio, con una proroga di quattro mesi per studenti universitari e laureati presso università colpite da disastri. Gli studenti possono ricevere 65.000 yen (530 euro circa) al mese tra aprile e luglio per coprire le spese iniziali di tra affitto e libri e tornare all’università. Per gli stranieri iscritti ai corsi biennali dei college della zona saranno offerti 48.000 yen mensili (poco meno di 400 euro) per lo stesso periodo.
Il ministero dell’Istruzione ha inoltre esteso le tariffe aeree agevolate per gli studenti universitari che vogliono tornare ai loro studi nella regione colpita dal sisma, che comprende le prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi prefetture e parte delle 113 municipalità di Tokyo. Università e college che non si trovano nella zona del disastro stanno tenendo seminari e offrendo informazioni agli stranieri, nel tentativo di ridurre la preoccupazione per le radiazioni e le scosse di assestamento e per evitare un ulteriore deterioramento della fiducia nei confronti del Giappone, ha spiegato il personale universitario.
Alcuni hanno addirittura inviato personale in Cina e Corea del Sud, da dove arriva un gran numero di studenti stranieri, per spiegare ad allievi ed aspiranti tali come stanno le cose dopo il disastro. Secondo un sondaggio condotto dal quotidiano Yomiuri, almeno 4.330 cittadini stranieri che studiano in 71 università giapponesi hanno lasciato il Paese dopo il terremoto. L’indagine condotta tra le università descrive uno stato di paura e preoccupazione tra gli studenti stranieri.
La Sophia University di Tokyo, con un corpo studente straniero del 10% delle iscrizioni totali, ha riferito che 120 dei 149 nuovi iscritti attesi hanno cambiato idea. E dei 147 studenti stranieri iscritti all’ateneo lo scorso settembre, 75 non hanno fatto rientro per frequentare le lezioni iniziate questo mese. Prima del sisma, la prestigiosa Tohoku University di Sendai aveva 1.499 studenti provenienti da oltreoceano. Più di due terzi hanno lasciato e non sono rientrati.
Reiko Ogawa, direttore della sezione internazionale di studenti di Università di Kyushu, nel sud del Giappone, ha fatto notare che le iscrizioni straniere sono state di vitale importanza per gli istituti superiori del Paese. “Oltre a portare risorse finanziarie, gli studenti stranieri forniscono uno stimolo alla parte giapponese portando nuove idee e culture. Gli studenti giapponesi tendono ad essere ‘insulari’ data l’omogeneità del paese”, ha spiegato. Anche l’Università di Kyushu attira i migliori studenti della zona e ne ospita quasi 2.000 dall’estero.
Quasi 3.000 invece gli stranieri iscritti all’Università di Tokyo, dove solo 11 dei 28 studenti iscritti al programma di scambio di un anno che ha avuto inizio nel mese di ottobre hanno fatto ritorno. Il Giappone, che già risentiva di un calo della popolazione studentesca, ha fissato un target annuale di 300.000 studenti stranieri, ma il numero attuale è di poco superiore a 141.000. Ora il timore è che se l’esodo non si capovolge rapidamente l’emorragia di studenti stranieri diventi inarrestabile.