documento presidi sapienza università pubblica
Non sarà possibile sostenere l’
offerta formativa per il prossimo anno accademico. I
presidi delle facoltà della Sapienza di Roma lo scrivono in un
documento firmato in settimana e dedicato alle sorti dell’Università pubblica. Con la conferma di 1,3 miliardi di euro di tagli al fondo di finanziamento ordinario, scrivono i presidi, interi corsi non vedranno luce e le possibilità di accesso all’ateneo saranno ridotte. Un “grave danno per gli studenti, per le loro famiglie e per il Paese tutto”.
A
firmare sono Architettura, Economia, Filosofia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Medicina, Psicologia, Scienze della Comunicazione, Scienze Umanistiche, Sociologia, Scienze Matematiche fisiche e naturali, Scienze politiche, Scienze statistiche, Studi Orientali, Scuola per archivisti e bibliotecari. Praticamente tutte le
facoltà dell’ateneo, esclusa Farmacia, che nella lista non compare.
Tra le
richieste espresse nel
documento la cancellazione dei
tagli previsti e il recupero di quelli già stabiliti, oltre al riavvio del
turn-over nel personale docente e al riconoscimento dello status giuridico dei
ricercatori nel ddl di riforma, atteso
in aula il 22 luglio. Se così non sarà fatto, a rischio sono le sorti dell’Università pubblica.
Un
allarme lanciato all’unanimità quello dei presidi di facoltà della Sapienza, che in questo luglio caldo dell’università hanno visto crescere la protesta dei docenti accanto alle
adesioni dei ricercatori al blocco della didattica. Dopo la settimana di
mobilitazione dal 5 al 9 luglio, infatti, i docenti delle
facoltà umanistiche hanno stravolto orari e luoghi delle sessioni d’esame in segno di protesta contro manovra e ddl. Al cuore della protesta, la facoltà di
Lettere, con il preside Piperno, che ha visto gli studenti sottoporsi volontariamente a interrogazioni
di notte e all’aperto.