Il ricercato numero uno è stato messo fuori gioco dai militari statunitensi, ma anche dopo la sua morte rischia di alimentare lo scontro tra civiltà. Osama Bin Laden, secondo quanto affermano dall’Università di Al Azhar, non doveva essere sepolto in mare. Abdel Mouti al-Bayoumi, membro del Comitato dei ricercatori dell’ateneo egiziano, ha spiegato che la sharia consente di “seppellire un morto in mare solo se si trova su una barca lontano dalla costa e non ci sono possibilità di arrivare sulla terra ferma per una sepoltura normale”.
La legge islamica, che è legge divina e al tempo stesso diritto terreno, prevede che la sepoltura avvenga entro 24 ore dalla morte nella nuda terra, con il corpo avvolto in un telo. Per questo il religioso egiziano ha chiesto alle autorità statunitensi di rispettare la sharia spiegando che non avrebbero dovuto farsi influenzare dal timore che la tomba di Bin Laden possa diventare meta di pellegrinaggi. Secondo al-Bayoumi, infatti, “la maggioranza dei musulmani” ritiene il leader di al Qaeda “un uomo ingiusto e non gode di grande popolarità tra gli arabi”.
Funzionari del Pentagono hanno spiegato che la sepoltura in mare si è resa necessaria perché “nessun Paese ha accettato di ospitare la salma sul suo terreno”. La cerimonia funebre sarebbe dunque avvenuta a bordo di una portaerei “nel pieno rispetto dei precetti islamici”. Ma Mahmud Azab, consigliere del grande imam dell’Università di al Azhar, Ahmed al Taye ha ribadito che “ogni corpo, che sia di qualcuno assassinato o morto per cause naturali, deve essere rispettato”.
Il timore di ritorsioni e attentati terroristici però va aldilà dell’episodio legato alla sepoltura. Ora i suoi seguaci proclameranno Osama martire ed è probabile che ne faranno un simbolo nel nome del quale colpire.