Se molte attività commerciali chiudono i battenti a causa della crisi, alcune facoltà stanno iniziando a farlo a causa della riforma Gelmini. Accade alla sede di Arezzo dell’Università di Siena, dove popolazione e studenti hanno dovuto accettare la chiusura di ben due facoltà: Ingegneria e Economia.
Grandi margini non ne aveva lasciati il rettore dell’ateneo Angelo Riccaboni quando parlava di rischi per i due corsi aretini. I corsi scompariranno. Non subito, naturalmente, gli studenti attualmente iscritti avranno modo di terminare gli studi triennali, ma nel frattempo non ne verranno attivati altri: si va ad esaurimento. Al loro posto arriveranno i master.
Il motivo? Il rettore ha spiegato che la normativa attuale rende impossibile mantenere i corsi nelle sedi decentrate e che i tagli non permettono più di avere un numero di docenti sufficiente. Ha poi cercato di indorare la pillola parlando dell’attivazione di master annuali ad hoc per piccole e medie imprese e supporto alle aziende locali che, a detta sua, motiverà maggiormente i docenti e avvicinerà l’ateneo senese alla ricerca.
La stessa sorte sembrava dover toccare anche a Lettere, che invece il Senato accademico ha deciso di “salvare” dopo una forte rimostranza del Preside di facoltà Walter Bernardi che ha minacciato di dare le dimissioni in caso di smembramento della parte aretina della facoltà.
Il senato ha infatti deciso di costituire una laurea triennale interfacoltà in Scienze umanistiche, che sarà articolata in indirizzi rispondenti alle molteplici specificità disciplinari, anche in relazione alla successiva continuazione degli studi nelle lauree magistrali e alla preparazione all’accesso ai ruoli dell’insegnamento nelle scuole superiori. I curricula, fa sapere l’ateneo, saranno attivati sia nella sede di Siena sia in quella di Arezzo.