“La ricerca della felicità” è il titolo di un film di Gabriele Muccino, ma potrebbe essere presto anche il nuovo motto dell’Università di Urbino “Carlo Bo”. L’idea è del presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, Matteo Ricci, ed è molto meno metafisica di quanto possa apparire: fare dell’università marchigiana un centro europeo che studi la felicità.
La proposta è stata lanciata da Ricci nei giorni scorsi attraverso una lettera pubblica al rettore dell’ateneo, Stefano Pivato, che a stretto giro di posta replica accogliendo con entusiasmo l’idea. Ma attenzione, niente scuole peripatetiche o riflessioni epicuree, lo studio della felicità passa dall’Istat. Alla base della proposta c’è infatti un accordo tra la Provincia e l’Istituto nazionale di statistica, che farà della città di Urbino e del suo territorio un’area pilota per la progettazione e la misurazione del benessere.
L’iniziativa secondo Ricci prende le mosse “dalla necessità di ripensare il nostro modello di sviluppo alla luce della crisi economica”, perché non fare dunque della Calo Bo il primo “pensatoio europeo” dedicato all’analisi delle fondamenta del benessere? Il tema della felicità, infatti, sembra stare molto a cuore al presidente della Provincia che proprio l’anno scorso ha lanciato il piano strategico “Provincia 2020. Progetti per una comunità più felice” per avviare un dibattito da cui possa nascere una “visione orientata al futuro” per la comunità locale.
Secondo Ricci questa esigenza potrebbe essere trasposta in ambito accademico attraverso un centro studi interdisciplinare che si occupi “di progettare e misurare le nuove fondamenta del benessere, visto che gli strumenti finora utilizzati non bastano più”. “Oltre alla crescita, fondamentale perché altrimenti mancano occupazione e redistribuzione – ha concluso – abbiamo ora bisogno di definire il nuovo modello di sviluppo e di un indice in grado di misurare altri indicatori fondamentali per una comunità: valori come quelli della sanità, dell’istruzione, dell’ambiente, della sicurezza e delle disuguaglianze”.
Il rettore Pivato risponde a sua volta con una lettera pubblica, in cui dichiara “Qui all’Università di Urbino non solo abbiamo le competenze per affrontare tutto questo, ma anche siamo già orientati in questa direzione. Dobbiamo affrontare questo momento di crisi come un’occasione per ripensare il nostro modo di vivere, per riprogettare il nostro futuro”. E di crisi la Carlo Bo ne sa qualcosa, sembra infatti che l’ateneo sia in cima alla lista delle università sprecone che il Milleproroghe appena approvato rischia di gettare nel baratro del commissariamento. Servirà questo progetto a rischiarare “felicemente” l’orizzonte dell’ateneo urbinate?