Proseguono le battaglie di solidarietà degli studenti a livello internazionale, incoraggiati dalle rivolte in corso in questi giorni in Egitto. Dopo gli episodi che hanno coinvolto mondo islamico e studenti occidentali, le proteste sono andate avanti per tutta la notte di domenica scorsa anche in Sudan.
I gruppi di giovani in rivolta, espulsi dall’Università Omdurman Ahaliya chiusa dalla polizia per motivi di sicurezza, sono stati infatti a più riprese respinti e allontanati a sprangate e lacrimogeni dalla sicurezza, che è penetrata sin dentro i dormitori degli studenti. Tra gli scontri violenti con gli agenti è rimasto ucciso, oltre a diversi feriti, un giovane Mohammed Abdelrahman, che ora è il simbolo del martirio per tutta la comunità universitaria.
La voce, oltre che sparsa attraverso le agenzie di stampa internazionale, corre anche sui social network grazie soprattutto a un gruppo su Facebook chiamato “Youth for Change” che conta decine di migliaia di membri e scrive sulla sua bacheca “”Tu sei il nostro martire, Mohammed Abdelrahman”, oltre a chiedere a gran voce la caduta del governo del presidente Omar Hassan al-Bashir.
Dopo essersi dispersi per le strade della città di Khartoum, alcuni attivisti hanno riferito alle agenzie internazionali che il giovane, trasportato in ospedale mentre era ancora in vita, sarebbe morto proprio a causa delle percosse ricevute negli scontri con la polizia, una tesi sostenuta anche da un esponente del primo partito del Sudan meridionale, Peoples Liberation Movement (SPLM).
Intanto in Egitto l’isolamento della parte civile in protesta viene ancora più potenziato, è notizia di ieri infatti che l’ultimo service provider di internet attivo ha spento la propria attività su richiesta delle autorità, dando luogo così a un black out della rete senza precedenti.