repressioni università hong kong
Sono passati ventun’anni dalla notte tra il 3 e il 4 giugno
1989, data in cui l’esercito del governo cinese
represse in modo violento le manifestazioni in favore della democrazia in piazza Tienanmen.
Da quella data tuttavia, che tutti ricordano come un gravissimo atto di repressione violenta, Pechino si ostina a non voler ricordare. Lo stesso accade anche
all’Università di
Hong Kong che ha
proibito agli studenti di erigere una statua in onore delle vittime.
“È solo un’azione di
neutralità politica” si è difeso l’ateneo dalle accuse mosse dalla comunità studentesca, ma i rappresentanti degli studenti denunciano aspramente che la decisione è tutt’altro che sintomo di neutralità, in quanto il presidente, Lawrence Lau, lavorerebbe sia per l’amministrazione di Hong Kong, che in teoria gode di autonomia amministrativa, sia per il governo cinese.
Eric Lai, rappresentante degli
studenti ha rincarato la dose sottolineando che le proteste insanguinate di quei giorni non chiamano in causa problemi di
neutralità, ma dovrebbero piuttosto echeggiare nelle coscienze come atti profondamente sbagliati.
Infine Lai ha dichiarato che gli studenti non si faranno imbavagliare e sono pronti a
sfidare il divieto innalzando la statua “
Dea della democrazia“, alta circa 6 metri e mezzo, che rappresenta una copia di quella alzata dagli studenti nei giorni di protesta nel 1989, e una scultura simbolo della repressione.