riforma università stato di agitazione
Alla vigilia della discussione in Senato sul ddl di riforma dell’Università – che avrà luogo anche alla luce degli
oltre 800 emendamenti che sono stati presentati in proposito – le organizzazioni universitarie proclamano lo
stato di agitazione e invitano tutti gli organi accademici a prendere parola e posizione sul ddl.
Ricercatori, docenti, studenti e dottorandi hanno indetto così una
settimana di mobilitazione in tutti gli atenei italiani – dal 17 al 22 maggio – e una
manifestazione nazionale per il 21 maggio.
Al centro della protesta ancora una volta il carattere eccessivamente
centralistico del ddl, che toglie autonomia ai singoli atenei a livello nazionale, e a livello locale attribuisce più potere a rettori e consigli d’amministrazione, ma non solo. “Risulta ancora più evidente l’intenzione di scardinare il Sistema nazionale dell’Università pubblica – scrivono docenti, ricercatori, dottorandi e studenti in un
documento congiunto – concentrando le scarse risorse in pochi atenei ritenuti ‘eccellenti’ e ridimensionando il ruolo di tutti gli altri”.
C’è poi anche la
piaga del precariato che aumenta con il consolidarsi di un “modello che sarà sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una ‘base’ amplissima di precari, in presenza di funzioni di docenza svolte e non riconosciute”. Inoltre, sottolinea la nota delle organizzazioni universitarie, il ddl non affronta in modo esaustivo la questione dei
ricercatori né quella dell’accesso delle
nuove generazioni alla carriera accademica, modificando in questo modo “la natura stessa dell’Università sottraendole il ruolo di sede principale della Ricerca”.
Rispetto alla
questione della didattica, esplosa all’attenzione pubblica con le iniziative di
sciopero bianco da parte dei ricercatori italiani, poi, le organizzazioni universitarie hanno invitato in particolare professori e ricercatori a “protestare anche attraverso la
rinuncia a ricoprire ogni incarico didattico aggiuntivo” quindi non richiesto dalla legge o non retribuito.
A lanciare lo stato di mobilitazione stavolta è una
rete vasta ed eterogenea di universitari che ha firmato la
nota. Non solo
ricercatori (CNU, CNRU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR), ma anche
studenti (LINK-Coordinamento Universitario, UDU),
docenti (ANDU, CIPUR-CONFSAL,SNALS-Docenti Università), dottorandi e
dottori di ricerca (ADI) e personale universitario (ADU, CISAL, CISL-Università, CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL ).