rapporto ocse 2010 laureati
Non solo l’Italia è tra i Paesi industrializzati che meno spendono per l’Istruzione pubblica – come emerge dall’ultimo
rapporto Ocse – ma è anche molto al di sotto della media (rispetto agli altri paesi) per numero di lauree conseguite. A confermarlo lo stesso
rapporto Ocse che spiega che mentre la media di
laureati nei paesi inclusi nell’Organizzazione è pari al 28 per cento, in Italia non supera il
14 per cento della popolazione.
Questo però non frenerebbe il costante
aumento dei laureati nel belpaese che sono cresciuti di circa il 5,3 per cento all’anno rispetto al 1998, praticamente l’anno precedente all’entrata in vigore della
riforma del 3+2.
Proprio l’introduzione delle
lauree brevi – fortemente criticate dalla stessa
Corte dei conti – avrebbero inciso fortemente sull’incremento dei laureati italiani. Un fenomeno che riguarda soprattutto la fascia anagrafica tra i 25 e i 34 anni, dove raggiunge il
20 per cento di aumento annuo, a fronte di una media Ocse del 27 per cento.
In ogni caso, tra i
giovani all’Università si iscrive solo il
51 per cento, contro una media Ocse del 56 per cento, e a continuare gli studi dopo il diploma superiore sono
più donne – il 61 per cento del totale – che uomini. Anche se poi, c’è da dire, al traguardo del diploma di laurea arrivano in pochi – uno su tre -e anche qui più donne che uomini.
Un passo, quello del
conseguimento della laurea, che stando al rapporto Ocse comunque premierebbe sul piano dell’occupazione e dell’ingresso nel mercato del lavoro. Questo, con le dovute differenze di genere. Ad essere svantaggiate dopo l’Università restano infatti ancora le
laureate rispetto ai colleghi maschi. Per queste infatti è più difficile accedere al mercato del lavoro, il tasso di occupazione è inferiore (76 perr cento contro l’87 per cento dei colleghi maschi) e quello di disoccupazione superiore (5,3 per cento contro un 3,1 per cento dei colleghi).
Negli ultimi anni assisto ad una continua criminalizzazione dell’uomo su tutti i fronti, nel lavoro, nella famiglia, nello sport e potrei andare avanti ancora.
Si è già arrivati a punire in modo diverso un reato se compiuto da un uomo o una donna e si cerca di dare delle corsie preferenziali alle donne per il mondo del lavoro. (quote rosa).
Purtroppo, però, personalmente non ho ancora avuto modo di incontrare questi grandi gegni donne nel mondo del lavoro. Nella maggior parte dei casi sono a mio avviso poco costanti, creano confusione e scontri all’interno dell’ufficio, sia con i colleghi maschi che con le colleghe donne.
La maggiore performance delle donne negli studi universitari credo che in qualche caso sia da attribuire all’utilizzo delle loro armi seduttive in sede di esame. Quanto detto è sotto gli occhi di tutti e i recenti scandali nella politica sono solo alcuni esempi
Claudio
Propongo quote azzurre al 50% per tutte le mansioni impiegatizie all’interno delle delle imprese italiane, dove si ha la maggior parte di offerta di lavoro e dove gli squilibri sono maggiori.
Claudio