La mobilitazione è cominciata con il videomessaggio dei ricercatori italiani al Cern, che chiedevano ai senatori di bloccare il via libera definitivo del ddl università. Ma la mobilitazione dei “cervelli in fuga” ha raggiunto oggi il suo apice con manifestazioni davanti alle ambasciate e proseguirà fino al 14, con una simbolica catena di proteste che collega i manifestanti che faranno il sit-in davanti al Senato con studenti, ricercatori e semplici cittadini italiani che vivono e lavorano all’estero.
L’appello alla mobilitazione internazionale per scongiurare “la controriforma” è partito dall’iniziativa dei precari e studenti del nostro Paese che vivono a Parigi. Sono tanti i colleghi “emigrati” in vari Paesi che hanno aderito finora, a partire dagli Erasmus di Valencia, che hanno annunciato fino a martedì azioni per riaffermare il loro “disgusto per tutto quello che sta accadendo in Italia”. Istanbul, Londra, Barcellona, Francoforte, Dublino, Budapest: sono solo alcune delle città in cui è andata in scena la protesta davanti a monumenti e ambasciate, anche per accendere i riflettori – spiegano i promotori – su una deriva che riguarda tutta l’Europa e non solo l’Italia.
Nel nostro Paese la tensione in attesa del voto di fiducia al governo è sempre più palpabile e gli studenti continuano con le proteste. A Napoli le manifestazione sono sfociate in un alterco tra i residenti del quartiere Vomero e gli studenti che manifestavano in piazza Vanvitelli. Il presidio contro il ddl Gelmini ha causato rallentamenti al traffico intralciando anche la circolazione dei pedoni e qualche automobilista è sceso dall’auto inveendo contro gli universitari, con conseguenti spinte e insulti.
A Cosenza invece la protesta, colorata e pacifica, si è spostata davanti al teatro Rendano per la prima del Trovatore di Giuseppe Verdi. “La cultura e il sapere fuori dalle logiche di mercato” c’era scritto sullo striscione srotolato dai ragazzi dell’Università della Calabria, che poi dal palcoscenico hanno invitato studenti e cittadini comuni ad appoggiare la loro protesta contro i tagli e a scendere in piazza contro la riforma dell’università.
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