Arresti, fermi e scontri agitano gli studenti universitari di Porto Rico da ormai 3 settimane, che hanno dato il via alla seconda ondata di proteste per il 2010 lo scorso 20 dicembre contro il provvedimento che fa salire il tetto delle tasse annue universitarie a 800 dollari.
Diciassette fermati e otto accusati di reati minori sono per ora il bilancio delle prime due settimane di sciopero, dimostrazione estesa in primis dall’Università Statale di Porto Rico, che conta 60.000 studenti iscritti e circa 11 sedi dislocate sull’isola, ed estesa fino al 10 gennaio in tutti i campus, in cui al momento è in corso il presidio delle forze dell’ordine per un tempo non stabilito.
Proprio questo presidio e presenza forzata avrebbe infatti scatenato l’ira degli studenti e condotto a momenti di tensioni e violenti scontri. Sulla stampa locale, nelle parole dei giovani, soprattutto blogger, in prima linea nelle proteste contro il governo federalista, la protesta muove i passi non solo dall’aumento delle tasse, ma anche dal malcontento nei confronti di un governo accusato di interferire in tutti i poteri dello Stato.
“È evidente, ciò a cui abbiamo assistito da parte del governo è un atto di repressione mirato a mettere a tacere il dissenso, un ingrediente indispensabile affinché una democrazia possa sussistere”, ha dichiarato Angel Santiago, studente all’Università Statale che ha dato il via a una serie di video titolati “UPR, una causa comune”.