L’allarme era stato lanciato dall’Unione degli universitari, che annunciava un taglio da parte del governo del 3,72% sull’esercizio già concluso. Nella città martoriata dal sisma del 6 aprile 2009 la notizia non è passata inosservata: sulla ripartenza dell’Università dell’Aquila e sulle prospettive di sviluppo ad essa collegate si fonda la gran parte delle aspettative di cittadini e studenti. E oltre 2 milioni di taglio rappresenterebbero un colpo pesante.
Consapevole del valore anche simbolico della notizia, il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha emanato una nota in cui smentisce seccamente ogni ipotesi di ridimensionamento di spesa e tanto meno ipotesi di mancato rispetto dei patti. Il riferimento in quest’ultimo caso è all’accordo di programma stipulato tra l’ateneo e il dicastero per garantire le condizioni di una “ricostruzione” anche per le attività accademiche in una città per eccellenza a vocazione universitaria.
“La notizia di un taglio ai finanziamenti dell’Università de L’Aquila è destituita di qualsiasi fondamento” recita il comunicato di viale Trastevere. Poi si aggiunge un chiarimento rispetto ai fondi riservati all’ateneo per l’anno appena concluso: “La nota n. 1563 del 31/12/10 inviata all’ateneo aquilano comunica una prima assegnazione di Ffo (Fondo di finanziamento ordinario, ndr) di 68.784.000 euro per l’esercizio 2010, pari a quella del 2009”.
L’allarme per ora sembra rientrato, dunque, anche perché il Miur conferma le cifre predisposte dall’Accordi di programma. Eppure il rettore dell’ateneo aquilano, Ferdinando Di Iorio , aveva annunciato ricorso al Tar contro i provvedimenti dei ministri Tremonti e Gelmini, parlando di “un’ennesima pugnalata” che tradisce l’impegno a mantenere inalterati i finanziamenti.