“Implementare la mobilità dei giovani in Europa e riconoscere anche percorsi di apprendistato non formale come opportunità di crescita e lavoro”. Sono state queste le parole del ministro della Gioventù,
Giorgia Meloni, intervenuta ieri a
Bruxelles, all’interno del Consiglio dei ministri della Gioventù dell’Unione Europea e dedicato all’inclusione dei giovani nella vita pubblica e alle politiche per la gioventù dei prossimi dieci anni.
Secondo il ministro, la prima cosa da fare è proprio quella di incentivare in tutti i modi la mobilità dei giovani in Europa, per i loro percorsi di
studio e di
lavoro. Non farlo, ha detto, sarebbe perdere una grande occasione.
In particolare, ha spiegato il ministro Meloni, c’è bisogno di “riconoscere e implementare anche i percorsi di
apprendistato non formale come opportunità per acquisire comportamenti, conoscenze e abilità diversificate e personalizzate”. Per esempio le attività di volontariato, ha detto Meloni “che favoriscono anche il senso si solidarietà e cittadinanza attiva dei giovani”.
Per fare questo, il ministro ha proposto che si lavori affinché questo tipo di attività “alternative” di formazione e apprendistato vengano riconosciute poi al momento dell’ingresso nel mercato del
lavoro.
Ma non basta. I giovani lavoratori hanno bisogno anche di vedersi garantita una
mobilità effettivamente possibile in Europa nei percorsi di studio e lavoro. Questo, ha spiegato Meloni, “per favorire una dimensione della cittadinanza europea e perché i giovani di oggi sono la
prima generazione in massa
europea, cioè la prima che può facilmente muoversi, imparare altre lingue, confrontarsi con altre culture, conoscere diversi modelli e utilizzare tutta questa conoscenza come strumento per crescere, come valore aggiunto rispetto alle generazioni che l’hanno preceduta. Sarebbe una grave mancanza non utilizzare questa opportunità”.