Sorgerà sulle rovine oggi venerate dai pellegrini di tutto il mondo
l’Università definita “di
Buddha“, la prestigiosa università indiana di Nalanda distrutta dalle
fiamme circa un migliaio di anni fa. È questa la proposta che arriverà a breve in Parlamento da parte del governo di New Delhi, che intende iniziare i lavori e avvalersi anche dell’esperienza del Nobel per l’economia Amartya Sen.
La
storia narra che questo istituto, il più grande ateneo buddista, fu distrutto sul finire del XII secolo d.c. e che tutti gli insegnanti, gli studenti, gli esperti di tutto il mondo furono
uccisi all’interno dall’esercito di un re turco per la sua rabbia per non aver rilevato una copia del Corano nella stupefacente biblioteca dell’Università.
Nel caso di
Nalanda infatti non si parla solo di una “università” come potremmo definirla in tempi moderni, ma di un
pilastro culturale e religioso per il popolo indiano. Ben 2500 anni fa, infatti, si narra che fosse il Buddha in persona a tenere lezioni e diffondere il suo pensiero, diffuso poi dal Tibet alla Cina. Un ateneo che che ha visto la docenza di interpreti unici della filosofia indiana, tra cui i
Dalai lama e i Khan mongoli.
Il progetto è
ambizioso ed ha accolto adesioni per ora oltre che dalla Cina e dal Giappone, anche da Singapore, seppur è da considerare che una
replica fedele non sarà per il momento possibile, considerando le risorse che sarebbero necessarie per ricostruire un luogo in cui si possa insegnare ogni
disciplina, dall’astronomia all’anatomia, come avveniva un tempo.