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Dall’idrogeno al bike sharing. Gli atenei si tingono di verde

da | Feb 2011 | News | 1 commento

Bike sharing, energie alternative, monitoraggio dell’aria: sono tante le innovazioni “green” che vanno nella direzione dello sviluppo ecosostenibile e di una nuova coscienza ambientale. Una “filosofia verde” rispetto alla quale il microcosmo universitario non può restare immune, anzi, proprio l’ambiente accademico è spesso e volentieri luogo di sperimentazione, non solo attraverso la ricerca scientifica  ma anche grazie all’implementazione di servizi “ecologici” rivolti agli studenti.

Così, ad esempio, all’Università La Sapienza di Roma nasce il bike sharing autogestito. Spostarsi tra le varie facoltà e segreterie dell’ateneo romano diventa più veloce e più rispettoso dell’ambiente grazie all’iniziativa di un gruppo di studenti che ha lanciato l’idea della “bici condivisa”.  Quattro i punti di scambio dove prelevare e lasciare la propria bici, in modo completamente gratuito: Ingegneria a San Pietro in Vincoli, Architettura a Valle Giulia, Medicina presso il Policlinico Umberto I e Fisica dentro la Città universitaria, dove è stata allestita anche una “Ciclofficina”.

Niente più attese alla fermata del bus o lunghe file nel traffico dunque, per prendere la bici è sufficiente compilare un registro per poi riconsegnare il mezzo entro la sera stessa o, al massimo, il giorno dopo. L’iniziativa sembra fare grande affidamento sul senso civico degli aderenti: in caso di danni alla due ruote l’officina di Fisica è a disposizione per riparazioni fai-da-te, senza bisogno di pagare.

Dallo stile di vita alla ricerca “green” il passo è breve: sono moltissime le facoltà in cui si sperimentano ogni giorno tecnologie del futuro e una regione come la Puglia, all’avanguardia nel campo delle rinnovabili, non poteva non essere al passo con in tempi. È stato sottoscritto infatti martedì 1 febbraio un protocollo d’intesa di tre anni tra il Politecnico di Bari e l’Università dell’Idrogeno H2u di Monopoli, per un progetto che prevede l’uso di motori  alimentati da una miscela di metano e idrogeno, il cosiddetto idrometano.

Una sperimentazione che potrebbe avere ricadute immediate sul mercato: lo scopo del progetto, che vede coinvolte anche diverse aziende pugliesi, è infatti quello di alimentare le auto a metano prodotte negli ultimi due anni e già in circolazione, per un totale circa cinquecentomila veicoli.

E se in Puglia ci aspettiamo di vedere circolare a breve le auto a idrogeno, in Alto Adige un bizzarro carrello gira per le strade di Bolzano. Si tratta di una vera e propria stazione meteorologica mobile realizzata dai ricercatori del master CasaClima della Libera Università di Bolzano nell’ambito del progetto “ClimaRunner”, lanciato nei giorni scorsi. Il mezzo, alimentato rigorosamente in modo “green” monitorerà i dati climatici in ambiente urbano, per migliorare la progettazione degli spazi pubblici.

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Gianni Comoretto
12 anni fa

Mi chiedo il senso dell’iniziativa H2U. La resa del ciclo ad idrogeno è bassissima, con i rendimenti medi delle tecnologie attuali meno del 20% dell’energia utilizzata per produrre l’idrogeno si ritrova alle ruote di un motore a combustione.
Se l’energia usata è elettrica rinnovabile, molto meglio utilizzarla per scopi elettrici, risparmiando combustibili fossili. Con 100 unità di energia fossile produci 40 unità di elettricità, 30 unità di energia come idrogeno e 7 unità di energia meccanica alla ruota. Meglio bruciare direttamente la benzina, che rende un 15-25%. Quindi se hai a disposizione 40 unità di energia rinnovabile, se risparmi petrolio usandola al posto di energia non rinnovabile e poi bruci il petrolio nel motore ottieni 3 volte l’energia meccanica che otterresti producendo idrogeno e usando quello.

Paradossalmente il metodo più efficiente (meno inefficiente) è produrlo con metano (come la maggior parte dell’idrogeno odierno). Ma anche qui è più efficiente usare direttamente il metano.