È su
Panorama di questa mattina l’intervista al ministro dell’Istruzione
Mariastella Gelmini che dalla sua stanza ministeriale spiega i “
punti cardine” della riforma dell’Università, appena
approvata in Commissione Istruzione e attesa in Senato per metà giugno. “La riforma manderà a casa i baroni e taglierà i corsi inutili”, con questa frase il ministro sintetizza lo spirito del disegno di legge.
Massimo due mandati per i rettori, taglio del 20 per cento dei corsi di laurea, quelli “inutili”, incentivi per gli studenti meritevoli, assunzione degli assistenti nell’arco dei sei anni. Queste in breve le
novità più significative della riforma secondo Mariastella Gelmini, in queste settimane al centro delle polemiche e delle proteste da parte del mondo universitario, confluite poi nella
settimana di mobilitazione di maggio.
Alle
critiche, provenute non solo dal mondo della ricerca e dell’università pubblica, ma anche da intellettuali del calibro di Asor Rosa – che su
Repubblica ha scritto del rischio che comporterebbe per il mondo della conoscenza, l’accorpamento dei dipartimenti previsto dalla riforma – il ministro Gelmini ha risposto che “i tempi sono cambiati e il modo di ragionare di alcuni pseudointellettuali è superato”.
Senza la sinistra, ha detto inoltre Gelmini, la riforma andrà avanti lo stesso e avrà al centro: l’eliminazione del nepotismo, con l’istituzione di
codici deontologici contro conflitti d’interesse e parentopoli; l’eliminazione dei
corsi inutili come quelli “sul benessere del cane e del gatto”; riorganizzazione dei
dipartimenti, che verranno accorpati e a cui verranno affidati i poteri attualmente delle facoltà; l’istituzione di un
fondo per il merito destinato ai migliori studenti; introduzione dell’abilitazione nazionale a numero aperto per diventare
professore associato o ordinario.