Le università virtuose possono tornare ad assumere
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Il blocco del turn over non è più per tutti: le università virtuose adesso possono assumere

da | Ott 2014 | News | 0 commenti

Gli atenei italiani vedono la luce in fondo al tunnel: dopo anni di blocco quasi totale del turn over, per le università virtuose tornerà la possibilità di assumere. Nonostante la fine dell’incubo non sia arrivata per tutti, la misura inserita nell’ultima bozza della legge di stabilità è comunque una bella boccata di ossigeno per un sistema sempre più in emergenza.

La possibilità di effettuare nuove assunzioni sarà riservata solo a quegli atenei che hanno conti in ordine e sufficienti risorse per coprire i costi dell’eventuale personale aggiuntivo. Secondo le stime, si prevede che alla fine in questo modo saranno immessi nell’organico delle università circa 2mila nuovi ricercatori a tempo determinato e qualche centinaio di docenti.

Sembra, quindi, che possano tirare finalmente un sospiro di sollievo le università virtuose che, nonostante avessero tutte le carte in regola per farlo, per anni si sono vista preclusa la possibilità di assumere. Il ministro Giannini aveva promesso che il turn over sarebbe stato sbloccato e, a quanto pare, ha mantenuto l’impegno. Per i ricercatori a tempo determinato, addirittura, i nuovi ingressi potranno avvenire sul 100 per cento dei posti rimasti vacanti, un’ottima notizia vista la drastica riduzione di queste figure negli ultimi anni (-10mila circa). Inoltre, cade un altro vincolo che aveva bloccato il ricambio generazionale e impoverito l’organico degli atenei: da adesso in poi, infatti, per l’assunzione di un nuovo docente non occorrerà anche quella – contestuale – di un ricercatore a tempo indeterminato.

Il via libera del governo Renzi alla possibilità di assumere per le università virtuose è stato salutato con favore dal presidente della CRUI, Stefano Paleari. “Questa manovra, se sarà confermata con questi interventi,” ha dichiarato Paleari, “è un prima significativa inversione di tendenza per le università”, sottolineando che attraverso “le misure per i ricercatori e i docenti si riconosce più autonomia e libertà agli atenei e si va verso la fine dell’emorragia che abbiamo vissuto in questi anni, cominciando finalmente ad abbassare l’età media di chi lavora nel mondo universitario”.

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