Riforma università, Berlusconi loda Gelmini
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Ecco la riforma dell’università. Berlusconi loda Gelmini

da | Dic 2010 | News | 0 commenti

Al termine di un iter durato due anni la riforma dell’università è legge e il presidente del consiglio loda pubblicamente il ministro che l’ha “progettata” e seguita nel suo iter. Al telefono con la comunità incontro di don Pierino Gelmini, omonimo del ministro Mariastella, Silvio Berlusconi ha detto che all’atto della sua nomina erano sicuri che la titolare dell’Istruzione, Università e Ricerca “sarebbe stata in grado di saper fare”.
Rivolgendosi poi al sacerdote che guida la comunità di Amelia, in Umbria, il premier ha detto: “Anche la Gelmini ha qualche cosa in cui ti assomiglia: va sempre all’attacco, subisce le lotte e le difficoltà che subisci tu, ma va avanti anche lei con molto impegno e determinazione”.
Dallo staff del ministro fanno sapere che Mariastella Gelmini è già alle prese con la “fase due” della riforma, la predisposizione dei decreti attuativi. Predisposto e pronto a entrare in vigore il decreto che bandisce 1.500 posti di professore associato. Per l’attuazione della riforma il ministro ha già annunciato una serie di consultazioni con le componenti universitarie: studenti, ricercatori e docenti.
Dopo l’incontro tra gli universitari e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il ministro Gelmini ha infatti annunciato la sua disponibilità a incontrare gli studenti “dopo Natale”.
Ma al termine della pausa natalizia si potrà comprendere quanto è forte e radicata la mobilitazione di studenti e ricercatori. “Non entrerà mai negli atenei” avevano detto al momento dell’ok alla riforma, in terza lettura al Senato.
I 29 articoli del testo regolamentano diversamente il funzionamento dell’amministrazione, dell’arruolamento del personale e della didattica. La riforma attribuisce maggiori responsabilità ai consigli di amministrazione, in cui potranno fare ingresso anche soggetti privati, punto questo tra i più contestati.
Il direttore generale diventa un manager e gli atenei più piccoli dovranno unirsi tra loro. Il numero massimo di facoltà per ogni università è 12 e i ricercatori potranno avere un massimo di due contratti triennali consecutivi. Le commissioni di valutazione saranno composte da membri esterni e nel caso dell’abilitazione nazionale anche da docenti stranieri.
I rettori possono poi rimanere in carica per un solo mandato di sei anni, mentre chi ha parenti fino al quarto grado in un dipartimento non potrà accedervi. Anche questa norma, che il ministro ha rimarcato come rimedio contro i casi di “parentopoli” è molto contestata, soprattutto dall’opposizione in Parlamento, che rileva come i raccomandati possano invece essere assunti in altri dipartimenti con relativi “scambi” di favore.

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