Il disegno di legge Gelmini per la riforma dell'Università
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Consiglio di amministrazione, stato giuridico dei docenti e abilitazione: il disegno di legge Gelmini in 3 punti

da | Mag 2009 | News | 10 commenti

ministro gelmini

Oltre a doversi dotare di norme contro il conflitto di interessi e codici etici, gli atenei italiani si troveranno ben presto a fare i conti con accorpamenti di università limitrofe, diminuzione dei corsi di laurea e sostanziali modifiche circa la composizione del Consiglio di amministrazione di ateneo, lo stato giuridico dei docenti e le abilitazioni per l’insegnamento universitario.

Sono questi i temi principali del nuovo DDL sulla governance dell’università che sarà presentato dal Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini al prossimo Consigli dei Ministri, per poi essere discusso in Parlamento.

Il nuovo DDL Gelmini sulla riforma dell’Università:

  • Il Consiglio di amministrazione e le strutture universitarie
    La riforma prevede che i Consigli di amministrazione degli atenei pubblici possano vantare solo una minoranza di membri interni, tra cui figurerà il Rettore; la maggior parte del Consiglio sarà invece composto da membri esterni nominati dal Ministro. Novità in arrivo anche per quel che concerne le strutture universitarie: mentre i Dipartimenti saranno rafforzati, le Facoltà dovranno infatti essere rimpiazzate da “scuole” attivate sul modello statunitense. Oltre alle attività di ricerca, i Dipartimenti dovranno pertanto occuparsi anche della gestione dei corsi di laurea.
  • Lo stato giuridico dei docenti
    La carriera professionale dei docenti universitari seguirà un percorso “unico”, anche se continuerà ad essere divisa nelle tre fasce di Professore ordinario, Professore associato e Ricercatore (o Professore aggregato). Nonostante l’introduzione dell’abilitazione scientifica nazionale, i passaggi per gli avanzamenti di carriera saranno decretati dagli atenei, che elimineranno quasi completamente i concorsi. Sarà inoltre ridotto il numero di conferme necessarie per l’ingresso in ruolo: per esempio, a chi ha ottenuto la conferma come ricercatore basteranno quattro anni di servizio per immettersi direttamente in ruolo.
  • L’ abilitazione scientifica nazionale e la progressione di carriera
    Una commissione di otto docenti ordinari sorteggiati da una lista di 24 “eletti” per ogni disciplina gestirà il concorso per l’abilitazione scientifica nazionale, che potrà essere ottenuta annualmente per concorso. I settori scientifici minori saranno accorpati per poter prevedere almeno 50 ordinari per ogni raggruppamento. Un docente straniero affiancherà gli otto sorteggiati.
    Novità in vista anche per quel che concerne la progressione “salariale” di carriera: lo scatto stipendiale biennale per l’aumento di stipendio potrà essere ottenuto solo previa approvazione della relazione scientifica sulle attività svolte che docenti e ricercatori presenteranno ogni due anni.
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Giuseppe Fois
Giuseppe Fois
14 anni fa

Penso che una adeguata riforma universitaria debba necessariamente tener conto della esperienza storica dei tecnici universitari, soprattutto quelli della carriera dei “tecnici laurati”, ex curatori di Musei oggi accorpati in fantasmidiche denominazione EP1, EP2, EP3 ecc. ecc.
Il risparmio sualla docenza a mio avviso può passare anche sulla valorizzazione di queste figure che non hanno certo da invidiare ai ricercatori o altra figura di docente.
Molti insegnamenti, costosi, potrebbero essere ragionevolmente ridistribuiti tra questo tipo di personale a costo zero, dando una immagine dell’università che deve insegnare le reali esperienze lavorative specie quando questa è stato effettuata nell’Ateneo.

La riforma universitaria deve tener conto inoltre del patrimonio storico artistico e naturale degli atenei, dando allora giusta dignità alla figura degli ex curatori di Musei, Orti Botanici ecc..
Questo per garantire una continuità impegnativa e professionale delle strutture sopracitate, non un fuggi fuggi, alla ricerca del posto di professore universitario a tutti i costi, con il risultato che queste strutture risentono spesso di questo problema.

FOIS GIUSEPPE
DIPARTIMENTO DI SCIENZE BOTANICHE
ORTO BOTANICO
UNIVERSITA’ DI CAGLIARI

Floris U. Giovanni
Floris U. Giovanni
14 anni fa

Una cosa che secondo me andrebbe meglio chiarita è la posizione dei singoli Corsi di Laurea. Sembrerebbe che i Dipartimenti interessati, riuniti in una struttura superiore, decidano della loro sorte. Ora, per rimanere nel conosciuto, il corso di laurea triennale di Scienze Naturali ha insegnamenti che dipendono da almeno 7 Dipartimenti. Ho paura a pensare che cosa ne verrà fuori se tutti e 7 devono trovare un accordo! Il Presidente del C.d.L. verrebbe nominato dal Direttore della superstruttura su una rosa di tre candidati. Ma come fanno a pensare cose così surreali?
Un cordiale saluto a tutti, Giovanni U. Floris

Campanella Salvatore
Campanella Salvatore
14 anni fa

Una modesta opione sulla riforma con qualche riflessione.
La valutazione della ricerca pura si fonda sulla capacità della stessa di dare soluzione a problemi non ancora risolti; la valutazione della ricerca applicata si basa, invece, nell’indicare, nel quadro del conosciuto, la migliore risposta ai quesiti che la società vive come problemi e che perciò si trasformano in una domanda che attende risposta.
Il ricercatore è colui che fa ricerca e la sua valutazione dipende ( o dovrebbe dipendere) unicamente dal frutto del suo lavoro che è appunto la ricerca come innanzi definita.
L’insegnamento universitario consiste nel favorire l’apprendimento ( istruzione) e nell’indicare l’utilizzo dell’appreso (formazione); ne consegue che la valutazione dell’insegnamento è funzione di due parametri:l’istruzione e la formazione acquisita dall’allievo, antrambi valutati dall’insegnante attraverso l’approvazione o la bocciatura.
La formazione e l’istruzione si traducono nell’allievo in competenze, capacità, comportamenti che sono valutati dai datori di lavoro e dalla società che così finisce per valutare gli inseganti.
L’auspicato criterio valutativo delle singole università dovrebbe in qualche maniera tener conto, almeno nell’avvio della ristrutturazione in corso della quale siamo grati al ministro ed al governo tutto, di quanto indicato orientandosi verso le singole persone più che verso le istituzioni.

fortunato
fortunato
13 anni fa

Come ogni riforma vi sono cose condivisili e altre no.
le negative sono date dalla limitazione di libertà degli organi dirigenziali universitari laddove vengono introdotte delle figure estrene con facoltà decisionali.Una delle cose positive è l’eliminazione di corsi totalmente inutili per i ragazzi, indirizzi che non trovano applicazioni nel mondo del lavoro.
Ma non si è introdotto un elemento a mio avviso fondamentale che i professori non possono avere contratti a vita è in questo modo che hanno creato una casta indistruttile.E poi si parla degli USA .

lorenzo
lorenzo
13 anni fa

Una struttura è utile ed efficente quando utilizza al meglio le risorse disponibili, questo avviene nell’ottica del perseguimento dell’obbiettivo per cui una struttura esiste. I costi del mondo universitario, in molti casi, derivano da strutture inadeguate, eccesso di personale (clientele, nepotismo, scambio di favori, motivazioni politiche, di interesse, ecc.) un numero eccessivo di sedi, sia principali che distaccate ( frutto e conseguenza della politica spartitoria). Quando le risorse disponibili servono solo per tener aperti uffici e cattedre (talvolta comode zone di parcheggio per professori) con solo qualche studente, o per corsi di laurea inconsistenti, che la cultura ed il mercato del lavoro non richiedono, allora le cose funzionano veramente male. Credo veramente che una riforma debba essere realizzata per migliorare la condizione dell’università in tutti i suoi aspetti. Purtroppo noto invece la strumentalizzazione politica che sta avvenendo, mi sembra di ritornare agli anni ’70 dove si parlava solo di diritti e mai di doveri, responsabilità, correttezza e onestà. Gli studenti, anch’essi componenti della società italiana, chiedono per i lori interssi sempre più risorse incuranti che quelle esistenti siano ben utilizzate. Sarebbe bello pensassero anche che le risorse da loro richieste vengono tolte ad altri cittadini assai bisognosi e deboli quali pensionati ( da €. 700 al mese ) o da disoccupati o sottoccupati e così via. Un vero guaio è che scuola e classe dirigente non abbiano voluto instillare nelle menti il concetto di analisi critica e scelte autonome nella lettura dei fatti sociali e politici del nostro popolo, questo permette la strumentalizzazione dei cittadini ed il loro condizionamento, le informazioni che ci propongono tendono a plagiare la nostra possibilità di giudizio. Il problema vero è che chi ci ha governato, sia da destra che da sinistra, non ha corretto le storture, gli sprechi, i furti, il ladrocinio diffuso, gli enti inutili, l’inefficenza delle strutture pubbliche, le carriere eccellenti ma non dovute o meritate. Così le risorse sono state mal spese e lo sono tuttora. Su questi punti e su questa classe dirigente vorrei vedere puntata l’azione e l’attenziione dei cittadini e degli studenti, invece di farsi irretire da usurati slogans che evidenziano la parte del problema che accomoda loro e non tutto il problema nelle diverse sfaccettature. Qui ogni componente sociale, egoisticamente e poco intelligentemente, pensa solo a se’ stessa, dimenticando che un sistema funziona quando tutte le parti sono in sintonia e non quando una parte si veste da lupo e gli altri debbono fare gli agnelli. Non è giustizia sociale non è uguaglianza ma solo egoismo. La cultura serve per migliorare la vita e permettere a tutti una situazione di conforto e benessere in un contesto politico/sociale libero e democratico, quando serve per altri scopi non è più cultura.

michele
michele
13 anni fa

Al di la del fatto che uno possa essere daccordo o meno con i contenuti di questo disegno di legge,la questione di fondo è che siamo il paese-tra le varie potenze a cui ci piace tanto accomunarci-che investe di meno sull’istruzione e quindi un governo che non investe la maggiorparte delle risorse sul proprio futuro è da bocciare senza se e senza ma; questa legge taglierà moltissime borse di studio e di conseguenza impedirà di studiare a molti ragazzi magari molto validi ma con scarse possibilità economiche. Io dico che nel momento in cui anche solo una persona sarà impossibilitata a studiare a causa della sua situazione economico sociale,allora avremo fallito come stato democratico,e penso che ci siamo molto vicini.

enzo
enzo
13 anni fa

grazie per un ottimo articolo, finalmente si capisce qualcosa sulla famosa riforma!

Marco
13 anni fa

forse comincio a capirci qualocsa

vergogna italiana
vergogna italiana
13 anni fa

Questo è l’intervento dell’On. Walter Tocci per emendare l’art.12 del DDL Gelmini che dava la possibilità alle università online di diventare residenziali e di essere finanziate.Quindi ecampus ovvero l’università del noto gruppo CEPU (ripetizione delle asinerie etc etc lauree a pagamento etc etc ) sarebbe stata equiparata alla Bocconi,alla Luiss etc etc.
Questo solo perchè CEPU è uno dei maggiori inserzionisti pubblicitari del gruppo Mediaset.. quindi do ut des (con i nostri soldi…)
WALTER TOCCI. Signor Presidente, chiedo un minuto di attenzione, soprattutto ai deputati della maggioranza. Il mio emendamento intende tutelare le università non statali: se abbiamo a cuore il prestigio della Bocconi, della Cattolica e della LUISS, dobbiamo votare a favore di questo emendamento. Infatti, vi è il pericolo che il Cepu sia riconosciuto come ateneo pubblico non statale, assumendo, quindi, lo stesso rango di quelle prestigiose università.
Sarebbe una dequalificazione dell’intero sistema universitario italiano. Lo so che questo mio allarme vi sembra incredibile, ma è, purtroppo, vero. Il Ministro, infatti, ha inviato in questi giorni una bozza di decreto alla CRUI per il parere di competenza. In quella bozza di decreto si trasformano le attuali università telematiche in università non statali, con l’autorizzazione a svolgere non soltanto la didattica a distanza, che già svolgono, ma anche la tradizionale didattica frontale, ovviamente con la possibilità di rilasciare il titolo.
Tra le università telematiche vi è l’università E-Campus, che è un’emanazione del Cepu. Quest’ultimo, quindi, tramite questo veicolo, diventerebbe un’università non statale come la Bocconi, la Cattolica e la LUISS.
Ricordo che il Cepu si occupa del recupero degli esami e ha 120 sedi in tutta Italia; sarebbe, quindi, un altro sistema universitario, che ha lo stesso rango del sistema pubblico. Signor Presidente, chiedo di accantonare un attimo questo emendamento, perché vorrei che i deputati di maggioranza avessero la possibilità di controllare l’allarme che sto lanciando.
Chiedo un attimo di sospendere la contrapposizione tra maggioranza e opposizione: facciamoci un’idea su questo argomento. Se il mio allarme è fondato, si possono fare due cose: primo, ho chiesto al Ministro, durante il dibattito, di rinviare quel decreto. Se il Ministro ci risponde, sarei ben felice di ritirare il mio emendamento. Oppure, se il Ministro non chiarisce la questione, vi chiederei di approvare questo emendamento, in maniera tale che mettiamo almeno uno sbarramento al riconoscimento al Cepu dello stesso rango della Bocconi, della LUISS e della Cattolica.
UNA VERGOGNA SOLO ITALIANA !!!!

Roberto Tarozzo
13 anni fa

Finalmente una riforma efficace che spazza via una marea infinita di ladri, fannulloni, incapaci, infiltrati e la pericolosa MAFIA del “baronato”. I sei punti fondamentali della riforma cambieranno per sempre la faccia dell’università italiana: Nuovi limiti per il rettore – La carriera dei professori – I ricercatori – I controlli sui conti – La gestione delle facoltà – Le misure per gli studenti. Consiglio quindi agli studenti di leggere con attenzione i sei punti della riforma per capire meglio di cosa si tratta. 22 dicembre 2010, questo è un grande giorno.