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Addio studio, il sapere sarà caricato nel cervello automaticamente

da | Mar 2016 | News | 0 commenti

Come in un hard disk, il sapere sarà caricato nel cervello senza studiare. Il sogno degli studenti di tutti i tempi potrebbe diventare realtà grazie a una ricerca degli scienziati degli HRL Laboratories, con sede in California (USA), che hanno detto di aver sviluppato un simulatore in grado di immettere informazioni nella nostra mente attraverso l’uso della stimolazione transcranica con correnti dirette (tDCS).

Lo studio americano è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Human Neuroscience e si è basato sullo studio dei segnali elettrici all’interno del cervello di alcuni soggetti già in possesso di specifiche conoscenze, per poi trasmettere lo stesso schema di segnali attraverso la tDCS ad altri che, invece, dovevano ancora apprenderle, scoprendo che ciò rendeva il processo più rapido ed efficace.

 

Poiché gli HRL Laboratories sono un centro di ricerca privato di Boeing Company e General Motors, lo studio si è concentrato sull’apprendimento delle capacità necessarie a pilotare un aereo, ricreando nel cervello di un gruppo di piloti in formazione lo stesso pattern di impulsi elettrici osservato in quello di sei professionisti. Alla luce dei risultati ottenuti, gli scienziati che ci hanno lavorato ritengono che in futuro con questo sistema il sapere sarà caricato nel cervello in breve tempo anche quando si tratterà di imparare a guidare la macchina o di apprendere una lingua e perfino per la preparazione ai test di selezione per l’ammissione all’università.

La metodologia usata dagli studiosi americani non è nuova. Precedenti ricerche sulla tDCS, infatti, ne hanno già dimostrato l’efficacia nell’accelerare il recupero in pazienti colpiti da ictus e nello stimolare la creatività, ma è la prima volta che si usano impulsi elettrici per ottimizzare l’apprendimento.

Se in futuro il sapere sarà caricato nel cervello automaticamente come in un hard disk, le prospettive che si aprono sono molte e interessanti. Non solo perché si potranno imparare più cose in meno tempo, ma anche perché da questo metodo potrebbero venire soluzioni per risolvere i problemi di soggetti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

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