Vita dura per i neo-architetti, almeno negli States. Un recente studio condotto dal centro studi su formazione e mondo del lavoro della Georgetown University mostra come siano gli studenti da poco laureati in architettura a sperimentare i più alti livelli di disoccupazione. L’indagine ha messo insieme i dati relativi al 2009 e 2010 messi a disposizione dal Census Bureau’s American Community Survey.
I laureati in architettura con titolo triennale vanno incontro infatti ad un tasso di disoccupazione del 13,9 per cento, di gran lunga più elevato rispetto a quello registrato dai laureati in altre facoltà umanistiche, per i quali il dato scende di oltre 4 punti percentuali (9,4 per cento). Un dato che spicca ancor di più se consideriamo che il tasso di disoccupazione medio sperimentato dai laureati nei college americani si aggira intorno all’8,9 per cento.
Va molto meglio a chi possiede una laurea nel campo sanitario, in cui il livello di disoccupazione si aggira intorno al 5,4 per cento, così come avviene nel settore dell’educazione e della formazione. Anche darsi all’agricoltura può avere senso, solo 7 studenti su 100 sono disoccupati tra coloro che hanno portato a termine gli studi in ambito agrario o nel settore delle risorse naturali.
Lo studio dell’Università di Georgetown insiste in realtà su un interrogativo di base: aumentare il proprio livello di educazione è ancora un buon investimento per trovare lavoro? La risposta è sì, e basta guardare al numero di disoccupati tra chi ha solo un diploma per rendersene conto: la percentuale di senza lavoro sale infatti in questo caso al 22,9 per cento. Una laurea triennale dunque conviene ancora, ma molto dipende dal settore in cui si sceglie di intraprendere gli studi. Non solo, secondo lo studio della Georgetown, meglio non tralasciare la possibilità di un master o di laurea specialistica: tra i laureati in architettura con un titolo specialistico il tasso di disoccupazione infatti cala sensibilmente al 7,7 per cento.
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