Non solo i neodiplomati si iscrivono all’università. È la tendenza in atto nel continente nordamericano dove la crisi economica ha fatto sì che molte persone ritornino a studiare o addirittura comincino da zero un percorso accademico.
Ad oggi, in tutto il Nordamerica, almeno due studenti su cinque hanno più di 25 anni. L’aumento della disoccupazione sta rendendo molto difficile l’inserimento nel mondo del lavoro e per molti la sola opportunità per espandere le proprie possibilità è quella di aumentare la propria formazione o specializzarsi in un ambito.
Statistiche del dipartimento del lavoro degli Stati Uniti mostrano inoltre che il tasso di disoccupazione tra i lavoratori maggiori di 25 anni laureati è minore che tra coloro che posseggono solamente un diploma di scuola secondaria.
Molti atenei hanno notato la tendenza e hanno già messo a punto programmi disegnati appositamente per assistere il processo di reinserimento nel mondo universitario. Un esempio? Il San Juan College, in New Mexico, negli Stati Uniti, da quest’anno è dotato di un centro di transizione creato per orientare gli studenti adulti a corsi che li specializzino nel loro campo professionale. Il numero di adulti che hanno chiesto aiuto a questo centro è passato da 1.078 nel 2008 a 1.243 nel 2010 ed è in continuo incremento.
Anche in Italia, negli ultimi dieci anni, la presenza di studenti universitari immatricolati dopo i 19 anni si è allargata anno dopo anno. Statistiche Almalaurea dimostrano che tra i laureati entrati all’università in età adulta, la presenza degli infermieri e degli altri laureati nelle professioni sanitarie è particolarmente evidente. Due terzi degli immatricolati con oltre dieci anni di ritardo rispetto all’età standard sono lavoratori-studenti. I laureati immatricolati in età adulta provengono da contesti sociali tendenzialmente svantaggiati rispetto ai laureati che hanno iniziato il percorso universitario a 19 anni.
Bell’ articolo.Ecco questo significa Università al servizio della collettività, ruolo sociale dell’ Università.In Italia pensare in questi termini sembra diavoleria.Tutti credono che all’ Università bisogna andare a 18 anni e finire in corso senza lavorare.Sbagliato, sbagliatissimo.L’ Università deve essere aperta a tutti. A chi ha perso il lavoro, a chi non si è mai potuto iscrivere perchè è dovuto andare a lavorare, a chi ha lasciato e vorrebbe rimettersi in gioco riprendendo gli studi abbandonati.A tutti. Un luogo che deve essere di aiuto al miglioramento di tutti, anche chi prima non ha avuto la fortuna di farlo.
Leggo solo adesso ma sono stra d’accordo!