Starebbero per partire gli avvisi di garanzia nei confronti di 23 delle 27 persone coinvolte nella vicenda giudiziaria che da alcuni anni investe l’Università di Siena. Questo secondo quanto pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano “La Nazione”, la cui redazione senese è stata poi perquisita ieri pomeriggio dalla polizia giudiziaria alla ricerca di tracce del reato di rivelazione del segreto d’ufficio.
Gli articoli usciti mercoledì e giovedì segnalavano gli ultimi sviluppi di una vicenza giudiziaria inziata nel 2008, che negli anni ha visto coinvolte 27 persone, tra cui i due ex magnifici rettori Piero Tosi e Silvano Focardi, in una voragine da 200 milioni di euro.
In quattro sarebbero usciti dall’indagine, ma nei confronti degli altri 23 starebbero partendo in queste ore gli avvisi di garanzia. Non sono noti i nominativi degli indagati, ma il quotidiano toscano annuncia una inchiesta choc in arrivo sull’ateneo, che negli ultimi anni avrebbe in parte provveduto a sanare l’enorme buco di bilancio attraverso la vendita di una serie di palazzi di proprietà.
Diversi i reati che secondo gli articoli in oggetto verrebbero contestati dalla procura di Siena, ovvero peculato alla truffa, abuso d’ufficio, falsità ideologica. In quasi quattro anni di inchiesta, che si sarebbe conclusa proprio martedì scorso, la procura avrebbe passato al setaccio i conti dell’ateneo, individuando le illecite autorizzazioni di spesa e i nomi di chi le avrebbe autorizzate.
Ma le indiscrezioni pubblicate sono valse al quotidiano toscano una perquisizione messa in atto ieri pomeriggio dagli agenti di polizia giudiziaria su ordine della stessa procura.Nella redazione senese gli inquirenti cercavano documenti relativi ad una rivelazione del segreto d’ufficio sulla conclusione delle indagini sul dissesto finanziario dell’Università di Siena.
“Una inaccettabile intimidazione” secondo il comitato di redazione cui va la solidarietà delle associazioni di categoria. “Continueremo a svolgere il nostro mestiere come abbiamo sempre fatto – commentano i giornalisti – e a raccontare un’inchiesta che interessa questa città perché va ad accertare delle responsabilità. Non siamo noi a fare le inchieste, il nostro lavoro è dare conto dell’accaduto”.