Lei ricercatrice, lui un cervello in fuga, entrambi ingegneri biometrici. Una storia d’amore nata nelle aule e nei laboratori dell’ateneo di Padova. Poi il lavoro che porta lontani e un rapporto coltivato tra i continui viaggi di lavoro di lei, che collabora non numerosi ospedali in Italia e in Europa, e il lavoro presso un centro di ricerca a Cambridge, in Inghilterra, per lui.
Oggi Marina Dalus e Silvano Squizzato, entrambi veneti, sono uniti anche da un’opera che nulla ha a che fare con le rispettive specializzazioni. Non a caso, il frutto del loro “lavoro comune” si chiama “Parentesi” ed è un romanzo (venduto su Lulu.com) scritto a quattro mani via mail. Un modo originale per coprire la distanza fisica e allo stesso tempo condividere un percorso e delle emozioni.
D’altro canto Silvano, scaduto il contratto con il Centro di Fisica teorica di Padova ha preferito tre anni di contratto in Inghilterra a un futuro senza certezza in Italia. Proprio da lui, cervello in fuga, è partito l’incipit, venti righe di racconto e l’invito a continuare rivolto alla compagna. Unica regola, nessuno dei due interviene a modificare il testo dell’altro.
Il rimpallo via mail del testo, cresciuto di cinque righe in cinque righe ha dato forma alla vicenda di Sofia e Marco. Facile immaginare la curiosità con cui ciascuno leggeva il prosieguo messo a punto dall’altro. “In pratica i primi lettori del romanzo siamo stati noi” raccontano.
Ma la storia d’amore e di incomunicabilità scritta dalla coppia è già alle spalle. In autunno arriva un secondo libro, redatto ovviamente con la stessa tecnica del primo, decisamente più legato all’università e alla precarietà: la storia di un laureato in filosofia che per vivere fa i lavori più disparati, compreso l’attacchino di manifesti. Una storia di precarietà e per forza di cose d’amore.