Reati e discriminazioni sessuali negli atenei: anche il Ghana ha deciso di fare qualcosa per contrastare quello che sembra essere un problema costante e globale in ambiente universitario, a maggior ragione nel continente africano dove le donne sembrano ancora ai margini del mondo accademico. Le autorità dell’Università del Paese hanno infatti istituito una apposita commissione anti-molestie, analoga a quella istituita in Italia da Ca’ Foscari, formata da 15 membri.
Il loro compito sarà quello di affrontare il problema delle molestie e degli abusi sessuali all’interno della comunità accademica e registrare gli episodi di violenza e i provvedimenti presi in merito in un report annuale, ma si occuperanno anche di mettere in atto campagne di educazione e prevenzione.
La commissione avrà inoltre il mandato di investigare su specifiche denunce di molestie, delineare le sanzioni appropriate o i provvedimenti disciplinari che dovranno essere applicati, nel segno della “tolleranza zero”. I membri della commissione rimarranno in carica per due anni, con una unica possibilità di rinnovo per un secondo biennio. A presiederla sarà Langbong Bimi, professore di biologia e scienze.
“La necessità di una commissione anti-molestie – ha spiegato il rettore Ernest Aryeetey nel corso della cerimonia ufficiale – nasce da quattro anni di lavoro su questi problemi. Gli abusi e le molestie a sfondo sessuale, in qualsiasi forma, costano caro e in questi anni hanno danneggiato tantissimi individui e tante istituzioni, sia a livello locale che internazionale.
Uno degli episodi più recenti, citati dal rettore, ha riguardato alcuni studenti accusati di aver molestato sessualmente una presunta ladra in una delle strutture dell’ateneo. “L’essenza della politica che vogliamo adottare nei confronti di questi episodi è che coloro che studiano e lavorano nella nostra università devono poterlo fare in un ambiente del tutto libero da intimidazioni, sfruttamento e abusi, in cui ognuno sia trattato con dignità e rispetto” ha concluso il rettore, puntando il dito sulle discriminazioni di genere.