I decreti attuativi sono un banco di prova fondamentale la piena applicazione della riforma dell’università appena approvata. Non a caso sono tanti gli esponenti del mondo accademico che chiedono celerità nella loro adozione. E un ruolo centrale per la loro mezza a punto è in capo al Consiglio universitario nazionale (Cun), organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario che formula pareri e proposte al ministero dell’Università e della Ricerca. Per questo assumono particolare rilievo le elezioni per il rinnovo dei rappresentanti del mondo accademico nel Consiglio, composto da 58 membri in parte elettivi e in parte nominati da altri organismi universitari.
I componenti dell’attuale Consiglio rivendicano con orgoglio di aver contribuito alla messa a punto dei primi tre decreti attuativi della legge di riforma dell’università. Si tratta del sistema dei concorsi con abilitazione nazionale e chiamata locale che, a loro dire, “semplificano le procedure, valorizzano il merito non condizionandolo alla disponibilità finanziaria dei singoli atenei e responsabilizzano le comunità scientifiche che dovranno dimostrare la loro capacità di selezione meritocratica“.
L’altro decreto attuativo redatto con il contributo del Cun è quello che riguarda la revisione dei settori scientifico-disciplinari e il consiglio rivendica che le modifiche apportare allineano finalmente il nostro Paese al modo di selezionare il personale adottato nel resto d’Europa. I settori scientifico-disciplinari verranno accorpati nei concorsi in modo che ci siano più valutatori e si riduca di conseguenza l’eventualità che con un numero esiguo di valutatori le procedure concorsuali producano delle anomalie.
Il presidente del Cun, Andrea Lenzi, ha rivendicato il ruolo centrale del Consiglio anche nell’introdurre “il sistema delle equipollenze dei titoli di studio che mette il sistema italiano della alta formazione in linea con gli altri sistemi creando una sorta di moneta unica della formazione”. Tracciando un bilancio dei quattro anni di mandato del Cun Lenzi ha ricordato, più in generale, che l’organismo che presiede ha avuto un ruolo propulsivo nella discussione della riforma Gelmini “predisponendo i pareri e i documenti necessari affinché i decreti attuativi, indispensabili per attuarla, diventino rapidamente operativi”.
Un risultato questo indispensabile affinché gli atenei italiani, di cui il Consiglio è espressione, siano messo in grado di applicare la riforma adeguandosi ai nuovi criteri “di valutazione e di trasparenza”. Lenzi chiede dunque al personale universitario di rinnovare la fiducia all’attuale dirigenza del Cun, che nelle elezioni di fine gennaio dovrà essere rinnovato per i due terzi dei suoi componenti. L’ultima parola la diranno i 30.626 ordinari, associati e ricercatori e 60.525 amministrativi, per un totale di 91.151 elettori nei 95 atenei del nostro Paese.