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Università a caccia di cadaveri per lezioni ed esperimenti. I donatori? Ci sarebbero, ma serve una legge

da | Apr 2015 | News | 0 commenti

Donare il proprio corpo alla scienza è una prospettiva che ogni anno alletta oltre cento persone. La notizia, di per sé, sarebbe una gioia per le università, sempre a caccia di cadaveri per esperimenti e lezioni di anatomia. In realtà, è una di quelle che fanno innervosire per la mancanza di logica. Sì, perché gli atenei hanno bisogno di corpi ma nella maggior parte dei casi non possono accettare quelli degli italiani che liberamente decidono di destinare le proprie spoglie a scopi scientifici. Il problema? Nel nostro Paese non esiste una legge che disciplini la materia.

A dire il vero, ci sarebbe un Regio decreto del 31 agosto 1933 e tutt’ora in vigore, il quale tuttavia è stato giudicato inaccettabile dal Comitato nazionale di Bioetica nel 2013, senza che ciò desse una spinta decisiva all’approvazione di una nuova legge sulla donazione dei cadaveri per scopri scientifici e di studio. Sono sei le proposte che sono naufragate miseramente, così vale ancora il dettato del decreto di oltre ottant’anni fa, che destina a lezioni ed esperimenti i corpi non reclamati da amici o da parenti fino al sesto grado. Oltre a questi “morti di nessuno”, nessun cadavere potrebbe finire nei laboratori delle università. O meglio, l’unica strada praticabile per chi desidera donare il proprio cadavere alla scienza è quella di sottoscrivere in vita un atto nel quale si esprime una chiara volontà. L’atto deve poi essere consegnato ad una struttura universitaria.

Al momento nel nostro Paese ci sono tre centri che si occupano di questo: il Laboratorio per lo studio del cadavere di Torino, una struttura di Padova che ha avviato un programma di donazione del corpo e delle parti anatomiche e il Centro per la donazione del corpo post mortem di Bologna. Il problema è che, mancando un’apposita legge, non c’è la possibilità di lanciare campagne di sensibilizzazione di ampio respiro.

Così, visto che per le università è tanto difficile avere dei cadaveri sui quali sperimentare nuove tecniche operatorie o protesi o studiare malattie degenerative, i medici sono costretti ad andare all’estero, dove la donazione dei corpi alla scienza è molto più diffusa. Al punto che in Olanda due anni fa hanno dovuto espressamente porre un divieto in merito, visto l’elevatissimo numero di cadaveri, che gli ospedali non sapevano più dove sistemare.

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