Richiedere all’Università di Catania uno spazio o un locale dove dare vita a banchetti informativi e assemblee oggi ha un prezzo. Ne sa qualcosa l’associazione studentesca “Ingegneria fuori campo”, cui è stato richiesto un pagamento di 300 euro per usufruire del cortile della facoltà. L’accaduto ha immediatamente provocato la protesta degli studenti, che ritengono la richiesta dell’ateneo una violazione “dell’articolo 21 della Costituzione”, perché “tutti – dice Alessandro Di Stefano, coordinatore del gruppo studentesco – hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, senza la necessità di pagare”.
La vicenda ha avuto origine nel momento in cui l’associazione “Ingegneria fuori campo” ha inviato all’amministrazione dell’Università di Catania la richiesta per organizzare uno spazio informativo, in modo da presentare le idee e i progetti del neonato gruppo. Con loro grande stupore, però, gli studenti si sono sentiti rispondere che la concessione sarebbe avvenuta solo su pagamento. Questa richiesta economica rispetterebbe, infatti, le nuove regole previste dalla riforma Gelmini sulla gestione degli spazi. Nessun’altra spiegazione da parte dell’ateneo, che non intende proferire alcuna parola in più riguardo alla questione.
Chiunque, fino adesso, ha potuto utilizzare liberamente gli spazi e il locali dell’università catanese: banchetti informativi, assemblee, presentazioni di libri, dibattiti, incontri pubblici, manifestazioni culturali si sono svolti senza mai alcun pagamento o altro tipo di problema. Le cose sono cambiate, quando il 25 maggio il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Catania ha approvato un vero e proprio tariffario per la concessione degli spazi, con la giustificazione di “tutelare l’integrità del patrimonio immobiliare dell’ateneo”. Una decisione ritenuta dagli studenti “antidemocratica”.
Per manifestare il loro dissenso contro i banchetti informativi e le assemblee a pagamento, i membri dell’associazione studentesca “Ingegneria fuori campo” hanno organizzato, nelle ore in cui doveva svolgersi il loro incontro, un sit-in di protesta. “Nella risposta ricevuta dal direttore amministrativo dell’ateneo – spiega Alessandro Di Stefano – non è stata nemmeno citata la norma che consente la richiesta economica. Siamo senza parole, ma certamente dalle nostre tasche non uscirà neppure un euro». L’accaduto, intanto, ha ricevuto la solidarietà di tutto il Movimento Studentesco Catanese.
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