Università Berkeley riattiva Allen Telescope per ricerca alieni
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L’Università di Berkeley di nuovo a caccia di alieni grazie a finanziatori privati

da | Ago 2011 | News | 0 commenti

La scorsa primavera all’Università di Berkeley il capitolo della caccia agli alieni sembrava chiudersi definitivamente a causa della mancanza di fondi: la crisi aveva imposto di fermare le attività dell’Allen Telescope Array, la più grande “antenna” “acchiappa extraterrestri” del mondo.

Le attività di ricerca errano partite dieci anni fa con un megafinanziamento del cofondatore di Microsoft Paul Allen. Grazie ai 12 milioni di dollari messi a disposizione dal magnate dell’informatica l’ateneo statunitense aveva installato 350 antenne messe in rete con la ‘missione’ di scandagliare il cosmo alla ricerca di presenze aliene.

Ma nel corso degli ultimi quattro anni, da quando cioè il telescopio che ha preso il nome del suo finanziatore è entrato in funzione, nessun segnale è stato registrato dai potenti e costosi strumenti. Da qui, lo scorso aprile, la decisione di tagliare i ‘rami secchi’ in un momento di difficoltà economica generale.

La decisione, però, non è andata giù a molti appassionati del genere, a partire dall’attrice Jodie Foster, che ha legato il suo volto al programma Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), nell’ambito del quale era operativo l’Allen Telescope, per il quale nel film “Contact” cercava di decifrare messaggi provenienti da lontane galassie.

Con lei lo scrittore di fantascienza Larry Niven, l’astronauta Bill Anders e una rete di donatori privati, circa duemila, che con 200.000 dollari ha rimesso in funzione il telescopio almeno fino a tutto il 2011, per il tempo necessario a individuare altre fonti di finanziamento e far procedere il programma di ricerca anche in futuro.

Per scovare gli alieni l’Università di Berkeley ha anche attivato, ormai dodici anni fa, il progetto “Seti@home 2”, un’altra rete di ricerca stavolta composta da computer domestici messi a disposizione volontariamente da migliaia di privati cittadini.

La capacità di calcolo di questo fitto reticolo di macchine consente così di elaborare a costi ridotti i dati prodotti dal più grande radiotelescopio del pianeta, quello portoricano di Arecibo.

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