A Shenzhen, metropoli cinese che in questi giorni ospita la 26esima Universiade, si è conclusa due giorni fa un’assemblea che ha visto 163 rettori di 68 Stati e regioni riuniti per discutere del futuro dell’università del mondo. Soddisfatto il viceministro dell’Istruzione cinese Hao Ping, che ha parlato di importanti punti di accordo raggiunti e di una discussione molto prolifica di spunti interessanti.
Su un punto si sono trovati d’accordo tutti i numeri uno degli atenei coinvolti: la necessità di formare talenti ed eccellenze con una visione internazionale, ma anche con spirito creativo e capacità di leggere i cambiamenti della società.
“Nuova missione e formazione dei talenti” era infatti il tema centrale del forum, non a caso tenutosi in concomitanza con le Universiadi. Un importante scambio di esperienze e l’impegno a una maggiore cooperazione tra atenei di diversi Paesi, spiega il viceministro cinese, che sottolinea come siano indispensabili la reciproca comprensione e gli scambi culturali tra Paesi e regioni. Edoardo Giuliano, presidente della New York Institute of Technology, ha raccontato il buon esempio di internazionalizzazione di cui è protagonista.
L’analisi si è concentrata anche sulla tendenza di molti atenei a stabilire dei campus-filiale in tutto il mondo, “un po’ come le catene di negozi McDonald“, ha detto un rappresentante dell’Università di Teheran, per sottolineare come la cooperazione internazionale non si deve basare soltanto sulla quantità e la copia degli standard ma dovrebbe concentrarsi sulla qualità e il rispetto per le peculiarità locali.
Su questo punto hanno concordato molti rettori, sostenendo che la qualità è la precondizione della cooperazione internazionale per l’istruzione superiore. Ma al forum dei “magnifici” si è parlato anche dell’importanza dell’educazione fisica nel percorso universitario e, tema molto attuale, la sostenibilità nell’edilizia universitaria.