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“Staremo peggio dei nostri genitori, ma si può invertire la rotta”

da | Ott 2011 | News | 0 commenti

Domani gli indignados affolleranno la Capitale con striscioni e slogan, esprimendo il proprio dissenso contro il debito e non solo. Una manifestazione composita che riguarderà un po’ tutte le categorie: sindacati, operai, inoccupati, precari. Tra le fila degli indignados, anche studenti, giovani ricercatori, dottorandi.

Universita.it ha incontrato Gianluca Pozza, presidente del Comitato degli Studenti dell’Università di Padova (rappresenta i 60mila studenti dell’Università patavina e presto sarà laureato in Scienza dei materiali) e Gianmaria Silvello, assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Entrambi saranno domani tra gli indignados che riempiranno la Capitale. Sembra siano previste 150mila persone, forse 200mila.

Come vi state preparando all’evento? Avete sentore di quanti studenti si stanno muovendo da Padova?

Gianluca Pozza (G.P.): Assieme a me verranno molti studenti delle associazioni di cui faccio parte: il Sindacato degli studenti e l’Associazione studenti universitari. A Padova molte organizzazioni stanno organizzando degli autobus. Credo saranno una decina, ma è difficile stabilire un numero preciso data l’auto-organizzazione della cosa. ASU e Sindacato hanno organizzato 2 autobus che abbiamo riempito già parecchi giorni fa. Purtroppo però le condizioni economiche costituiscono un limite alla partecipazione.

Gianmaria Silvello (G.S.): Io partirò con uno degli autobus autogestiti. La partenza è prevista alle 6 di domani mattina per tornare in nottata. Noi universitari avremo striscioni e slogan che sono quelli dei tempi della lotta contro la sciagurata riforma Gelmini, un agglomerato di tagli orizzontali voluti e comandati da Tremonti.

Quali sono le vostre istanze come studenti. Perché partecipate?

G.P.: Porteremo le istanze che portiamo avanti da anni: l’inefficienza dei servizi del diritto allo studio, le riforme che fanno disastri come quella in fase di attuazione. Le proposte ci teniamo a dirlo ci sono e la nostra si chiama “Altrariforma” disponibile per chiunque voglia consultarla al sito www.altrariforma.it.

G.S.: Istruzione pubblica, ricerca scientifica e cultura sono tre pilastri fondamentali per qualsiasi società civile e qualsiasi sistema politico ed economico non può prescindere da questi. Ma questo sistema economico e politico ha fallito. Gli effetti si vedono nella vita di tutti noi. Ci hanno detto e ridetto che il libero mercato era il bene supremo e non hanno mai ammesso che il sistema economico che trova la propria incarnazione a Wall Street e simili aveva e ha delle “crepe”, per usare le parole di Bernanke al Congresso Usa. Ci hanno venduto la favola del “consumo” come causa, mezzo e fine del benessere. Come italiani poi dobbiamo aggiungere lo sconforto per l’attuale situazione politica che ci consegna il peggior governo degli ultimi 150 anni.
Serve un cambiamento di rotta radicale. Serve un nuovo modo di pensare e di agire. Serve una “rivoluzione” civile, etica, sociale, economica e quindi politica.

Che cosa vi aspettate dalla manifestazione?”

G.P.: Mi aspetto che prima o poi le istituzioni inizino a capire cosa chiediamo, che riconoscano i problemi e che si aprano ad una vera riforma dell’Università, frutto del dialogo e della partecipazione democratica di tutti.

G.S.: Mi aspetto che si ritrovi un senso di comunità e di partecipazione. Che si riscopra il significato della parola politica. Mi aspetto che il 99% della popolazione riprenda consapevolezza del proprio potere e che affronti la propria condizione per cambiare e migliorare il nostro paese. Mi aspetto che anche chi non scenderà in piazza realizzi che la nostra sarà la prima generazione da secoli ad avere un tenore di vita inferiore a quello dei propri genitori e che questo non è un fatto ineluttabile, ma che può essere cambiato e combattuto. Dipende da noi.

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