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L’Italia, negli ultimi anni, sta assistendo a una lenta ma costante diffusione di un nuovo modello imprenditoriale chiamato Search Fund. Questo modello, nato negli Stati Uniti a fine del 1980, sta iniziando ad affermarsi sempre di più nei paesi europei, trovando terreno fertile soprattutto grazie al contributo delle business school e di fondi dedicati.
In Italia, secondo i dati raccolti dalla Graduate School of Management del Politecnico di Milano, dal 2016 sono stati censiti 29 Search Fund italiani, di cui 15 ancora attivi e 11 già arrivati all’acquisizione della loro azienda target.
Cos’è un Search Fund?
Il Search Fund è un mezzo di investimento finalizzato a supportare il percorso imprenditoriale di un individuo, chiamato Searcher, che ambisce a rilevare una piccola o media impresa (PMI), per poi guidarla nel percorso di crescita. Una soluzione innovativa, che risponde a diverse esigenze del tessuto economico italiano. Da un lato offre uno sbocco professionale a manager ambiziosi con competenze di alto livello, dall’altro invece rappresenta un’importante opportunità per le imprese in fase di passaggio generazionale o stagnazione strategica.
La forza motore di questo modello è la fiducia che gli investitori hanno nelle capacità del Searcher di identificare una PMI con potenziale di sviluppo, acquisirla e condurla verso una nuova fase di espansione. Quindi, il Search Fund non nasce con l’intento di costruire un’azienda da zero, ma di valorizzare quelle già esistenti attraverso una nuova leadership imprenditoriale.
Le fasi del Search Fund
Il processo di un Search Fund si articola in quattro fasi distinte:
Raccolta iniziale del capitale
La prima fase del percorso è il fundraising. L’imprenditore si impegna a raccogliere un capitale iniziale da un gruppo di investitori, poi, questo budget viene utilizzato per finanziare il periodo di ricerca dell’azienda target. In Italia, secondo i dati raccolti, questa fase dura circa tre mesi e prevede un budget di circa 558.000 euro, proveniente da una media di 17 investitori per fondo.
Questa somma viene destinata principalmente allo stipendio del Searcher (47%), alle spese di acquisizione (25%), ai viaggi per l’attività di ricerca (13%) e ad attività di marketing (15%). Il compenso medio del Searcher solitamente si colloca in una fascia compresa tra i 50.000 e i 100.000 euro annui.
Ricerca e acquisizione della PMI
La seconda fase, spesso la più lunga e complicata, riguarda la ricerca e acquisizione dell’azienda target. In Italia questa fase dura in media 12 mesi. I Searcher conducono un’attività di scouting, combinando le proprie strategie e il supporto di intermediari, contattando in media più di 1.500 aziende ciascuno. Il tasso medio di risposta si aggira sul 25%, con circa il 12% dei contatti che genera un interesse concreto, ma solo con lo 0,2% si conclude.
I criteri utilizzati per selezionare l’azienda target seguono una logica prudenziale: business difendibili, non ciclici, a basso rischio tecnologico o regolatorio, con opportunità di crescita sia organica che tramite strategie di consolidamento settoriale.
Gestione e sviluppo dell’impresa
Una volta che il Searcher acquista la PMI, ne è a completo carico ed assume la nomina di amministratore delegato. Questa è la fase più operativa e strategica del percorso, in quanto bisogna definire e implementare un piano di sviluppo dell’impresa, cercando di orientare le scelte al massimo della scalabilità, digitalizzazione ed espansione commerciale. In Italia solitamente questa fase dura circa 40 mesi.
Exit
La fase finale è quella dell’uscita degli investitori e, a volte, anche del Searcher. In italia, finora, solo un caso è arrivato a questa fase. Tuttavia, l’obiettivo principale è quello di realizzare una exit di valore, che premi il rischio sostenuto degli investitori e dall’imprenditore. Le modalità di uscita possono includere la vendita a fondi di private equity, gruppi industriali o, a volte, la quotazione sul mercato.
Il profilo del Searcher italiano
L’identikit del Searcher in Italia rivela un profilo altamente qualificato. L’età media in Italia è di 34 anni, con il 32% sotto i 35 anni e il 58% tra i 35 e i 45 anni, mentre solo il 10% supera i 45 anni. In termini di genere, il settore rimane fortemente sbilanciato, contando solo il 3% di Searcher donne, valore dimezzato rispetto alla media internazionale che si attesta al 7%.
Il background professionale predominante è quello del general management (37%), seguito dalla consulenza strategica (32%) e dall’investment banking o private equity (31%). La formazione è un punto fondamentale per questo settore.
Si conta che circa un un Searcher su cinque ha avuto già esperienze imprenditoriali. Secondo i dati il 63% ha conseguito un MBA in Europa (47%) o in America (13%) e solo il 3% in Italia. La maggior parte dei Searcher hanno scoperto il modello proprio durante l’MBA, sottolineando il ruolo centrale di questi programmi nella diffusione del Search Fund.
Chi sono gli investitori dei Search Fund?
Anche la composizione degli investitori offre spunti interessanti. Infatti, il 49% dei capitali proviene dagli investitori istituzionali, spesso esteri. I family office invece contribuiscono al 18%, mentre il 33% è rappresentato da individui, angel investor e holding personali.
Dal punto di vista geografico, solo il 30% degli investitori è italiano, il 55% proviene da paesi europei e il rimanente 15% dall’America. Questo dato riflette come l’ecosistema dei Search Fund sia ancora fortemente influenzato da capitali internazionali, ma con segnali di crescente interesse da parte del mercato italiano.
I settori più coinvolti
Le PMI acquisite dai Search Fund italiani operano in diversi settori, a conferma della versatilità del modello. Le aree di attività includono: labelling, pharma, tecnologie laser, food and beverage, gestione dei rifiuti, software, moda, education e facility management.
La Lombardia si conferma come regione più attiva, con ben 5 acquisizioni. A seguire Veneto e Toscana, con 2 acquisizioni, mentre Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio registrano 1 acquisizione per ciascuna. Con questa distribuzione settoriale e geografica osserviamo come il modello si adatti a contesti e industrie differenti, pur mantenendo una forte attenzione alla solidità del business e al potenziale di crescita.
Il Politecnico di Milano e la nascita dell’ecosistema in Italia
La Graduate School of Management del Politecnico di Milano sta contribuendo in modo significativo alla diffusione del modello in Italia lanciando il primo Osservatorio italiano sui Search Fund, realizzato in collaborazione con gli Osservatori Digital Innovation e con Eureka! Venture SGR, società di investimento di deep tech.
Lo studio, guidato da un team multidisciplinare, ha gettato le basi per la creazione di un ecosistema strutturato attorno ai Search Fund, includendo formazione, ricerca, fondi e meeting di confronto tra investitori e aspiranti imprenditori.
Proprio ieri, 6 maggio 2025, in occasione dell’evento “Entrepreneurship Through Acquisition: una nuova via all’imprenditorialità”, sono stati presentati i risultati della ricerca e il primo fondo istituzionale italiano.
Le prospettive future per il nostro Paese sui Search Fund
In Italia, il fenomeno dei Search Fund è ancora in fase embrionale, ma in rapida evoluzione. La crescita del numero di fondi nati nel 2024 (10 su 29 totalmente) dimostra come l’interesse continua ad aumentare. Tuttavia, il confronto con gli Stati Uniti, dove operano oltre un migliaio di Search Fund, evidenzia un ritardo italiano in termini di diffusione e strutturazione.
Per colmare questo gap sarà fondamentale favorire la nascita di un ecosistema stabile e interconnesso, dove forza accademica, fondi e competenze manageriali convergono per generare una nuova imprenditorialità e rafforzare il tessuto delle PMI italiane.


