Matematica, fisica, chimica, biologia… Tra i tanti sbocchi delle facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali ce ne sono alcuni più “classici” come l’insegnamento e altri più “futuristici” legati alle nuove frontiere della scienza e della ricerca. Quello che conta. in ogni caso, è la qualità della preparazione offerta dai diversi atenei e da questo punto di vista può essere utile nella scelta dare un’occhiata alla classifica delle migliori facoltà stilata dal Censis per il 2011.
Per quanto riguarda le Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali c’è un ateneo che si distingue nettamente dagli altri: quello di Padova, che stacca di 6 punti quelli di Trieste attestandosi su un punteggio altissimo, 105,6. La facoltà migliore d’Italia in questo ramo fa registrare il punteggio più basso, ma comunque di tutto rispetto, nel settore della ricerca, con 96 punti; tutti ampiamente oltre i 100 i punteggi per la produttività (110), la didattica (109) e l’internazionalizzazione (107), con un rapporto docenti studenti di 1 a 13.
I 4.649 iscritti della facoltà di via Jappelli, presieduta da Renato Bozio, hanno dunque ottime ragioni per essere soddisfatti della loro scelta, ma al di là del punteggio record dell’ateneo patavino, anche gli iscritti (1.697) alla facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali di Trieste non hanno di che lamentarsi: con un rapporto di un docente ogni 10 studenti, 103 punti per la ricerca, 102 per i rapporti internazionali e 97 punti sia per la didattica sia per la produttività Trieste raggiunge il secondo posto nella classifica Censis con un punteggio di 99,6.
Sia Padova che Trieste conservano la posizione in classifica fatta registrare lo scorso anno accademico, mentre al terzo posto con 97,5 punti sale la facoltà di Scienze dell’Università di Milano Bicocca, quarta nel 2010, scalzando dal podio Pavia che segue a ruota con 97,3 pagando così la sua debolezza nel campo dell’internazionalizzazione.
Dopo Pavia si piazzano Perugia, Camerino, Torino, Milano Statale, Ferrara e al decimo posto Firenze. Guardando alla coda della classifica, a parte L’Aquila la cui valutazione è temporaneamente sospesa a causa del sisma del 2009, Palermo è ultima al 27esimo posto preceduta da Napoli Federico II e Bari.
Ma la peculiarità delle Scienze è che esiste una seconda classifica relativi agli atenei con meno corsi di laurea: in questo caso il ranking del Censis premia Trento con 102 punti, seguita da Roma tre, Verona, Venezia e fuori dal podio Tuscia, Ancona, Sassari, Chieti, Urbino, Udine, Sannio, Molise, Salerno, Napoli seconda università, Basilicata e, fanalino di coda, Napoli Parthenope.
Da modesto addetto ai lavori mi permetto alcuni rilievi critici.
1) Se per “produttività” si intende la percentuale di laureati sul totale degli iscritti vorrei far osservare che gli allievi universitari, specie in C.d.L. come Matematica o Fisica, non sono assimilabili agli alberi motore delle automobili. Criteri di questo tipo (assimilabili al “controllo di qualità” nella produzione industriale) non mi sembrano dirimenti nella valutazione del “successo formativo” in atenei votati all’alta qualità del sapere, specie ove manchino adeguati filtri per l’accesso a corsi di studio che richiedono un elevato impegno e una forte vocazione.
2) Per esperienza diretta e indiretta so che le sedi di Padova, Trieste e Pavia godono di ottima fama; non così Camerino e – credo, a quanto mi risulta – nemmeno Perugia.
3) Mi stupisce alquanto, per converso, che non vengano citate (sempre in campo matematico e fisico) le Università di Pisa e Bologna, le quali si avvalgono della presenza di docenti e ricercatori di fama internazionale.
4) Ancor più mi meraviglia l’assenza di un qualsiasi cenno alle cosiddette “Grandi Scuole”, in particolare: Scuola Normale Superiore di Pisa (a cui si accede per concorso), Scuola Galileiana e Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (con sede a Trieste ma distinta dalla Università). Faccio presente che la “Normale” in particolare – di fondazione napoleonica e modellata sulla omonima “Ecole Normale” parigina di cui è una filiazione – è stata l’autentica fucina di quasi tutti i più grandi ingegni matematici italiani dell’evo contemporaneo, tanto che tra la fine dell’ottocento e il primo quarto del novecento la ricerca italiana nel campo era appaiata per quantità e qualità di risultati raggiunti a quella delle nazioni leader di quel periodo: Germania e Francia. Ancora recentemente personaggi come Bombieri (vivente, già da lustri a Princeton) e De Giorgi (morto da pochissimi anni, 5 o 6 se non erro) hanno raggiunto fama universale ponendo capo a problemi su cui le migliori menti si sono scervellate per quasi un secolo. Loro eredi come Giaquinta, direttore del centro De Giorgi sempre di Pisa, mi risultano essere tra i personaggi più citati in lavori di ricerca di elevato impatto a livello internazionale. Discorso analogo vale per la Fisica: Fermi e Rubbia tanto per fare un esempio, sono normalisti…
Molto altro ci sarebbe da aggiungere e da argomentare ragionando a più ampio raggio sulle deprimenti sorti del nostro sistema di istruzione universitario, per esempio qualcuno dovrebbe spiegare come una nazione di soli 60 milioni di individui quale è la Francia produca un numero straordinario di “Field Medal”, pur essendo quest’ultimo un (prestigioso) riconoscimento statunitense. Cosa non trascurabile quest’ultima, considerando la scarsa affettività dei nordamericani nei riguardi dei latini.
Quanto al Censis: mah!
Concordo con Zanchetta ed aggiungo la recentissima assegnazione della “Field Medal” all’italiano Alessio Figalli anch’egli normalista.