Il rettore dell'UniMarconi difende le università telematiche
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“Siamo pronti a diventare statali”: il rettore dell’UniMarconi difende il ruolo delle università telematiche in Italia

da | Lug 2013 | News | 0 commenti

Le università telematiche non sono dei  “laureifici”.  A sottolinearlo è Alessandra Briganti, rettore dell’UniMarconi, una delle università online non statali più note nel nostro Paese. La professoressa ha lanciato un messaggio forte e chiaro: “Chiedo a questo governo che si istituisca un’università statale online, con la trasformazione immediata di quelle meritevoli, consenzienti e attualmente funzionanti”. Una voce che si leva contro le numerose polemiche che ormai da tempo riguardano questa tipologia di atenei e che hanno indotto il MIUR a creare una commissione per verificarne la qualità.

In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, il rettore Briganti difende la qualità dell’UniMarconi, che considera pronta ad entrare nel sistema statale. La qualità dei docenti è supportata da una struttura solida in grado di integrare “le moderne metodologie di formazione a distanza – commenta la professoressa – con quelle in cui gli studenti sono fisicamente presenti con i loro insegnanti”. Secondo il rettore, è necessario che le università italiane si allineino agli standard europei, diventando più “competitive” e allontanandosi da quel retaggio culturale, tutto italiano, che lega ancora l’ordinamento universitario italiano a concezioni fortemente “autarchiche”.

Il rettore Briganti concorda, però, che la fiducia nelle capacità delle università telematiche debba essere accompagnata da un’indispensabile verifica delle relative qualità: “Ben venga lo smaltimento di un mondo – spiega la Briganti – che rischia di trasformarsi in un laureificio se non ci sono regole precise e attestati reali di affidabilità”. Del resto, per una realtà come UniMarconi, che ha già ricevuto il riconoscimento di qualità del ministero competente, l’arrivo di una commissione di studio non rappresenta un pericolo, bensì un primo passo verso quel processo di semplificazione più volte richiesto alle istituzioni.

Si riaccende, quindi, il dibattito sull’impossibilità – ai sensi di un Decreto Regio del 1933 – delle università online di essere statali. Per un’università telematica passare sotto l’ala dello Stato porterebbe a “un alleggerimento del peso che grava sui bilanci familiari” oltre che a “condizioni di uguaglianza in grado di assicurare a tutti gli studenti meritevoli la possibilità di acquisire una formazione di qualità che garantisca loro il possesso delle conoscenze e competenze effettivamente richieste dal mercato del lavoro”, ha sottolineato il rettore dell’UniMarconi.

Nel resto del mondo sono molti i Paesi che hanno scelto di dare fiducia all’insegnamento per via telematica: in Spagna, ad esempio, l’ateneo UNED da anni investe in progetti e-learning, permettendo ai propri studenti di seguire contemporaneamente due corsi universitari e di beneficiare di sgravi fiscali, borse di studio e incentivi. Negli USA, addirittura, i corsi online sono ormai così diffusi da meritare una classifica esclusivamente a loro dedicata, come ha dimostrato lo U.S. News & World Report dello scorso anno. Ma la lista continua ad allargarsi e include anche Russia, India, Paesi Arabi e Giappone.

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