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Il rapporto Almalaurea 2009 sui laureati italiani

da | Mar 2009 | News | 0 commenti

almalaurea

Presso la Fondazione Crui di Roma è stato presentato il XI Rapporto Almalaurea 2009 sull’occupazione e l’occupabilità dei laureati a dieci anni dalla Dichiarazione di Bologna.

Il Rapporto 2009 – che sarà discusso il 12 marzo durante il convegno “Occupazione e occupabilità dei laureati“, presso l’Università di Bari – ha coinvolto i quasi 300mila laureati delle 47 università italiane che aderiscono al consorzio interuniversitario Almalaurea, ovvero quasi il 90% dei laureati italiani.

Occupazione in calo, meno laureati sul mercato del lavoro e più precarizzazione: il Rapporto Almalaurea 2009 presenta la difficile situazione dei laureati dopo uno, tre, e cinque anni dal conseguimento della laurea di primo livello o magistrale.

A dieci anni dall’avvio della Dichiarazione di Bologna, considerata la grave crisi planetaria in atto, per l’Italia si rende necessario elevare la propria soglia educazionale per aumentare la competitività in Europa: è infatti ancora limitatissimo il numero di laureati nella popolazione in età più avanzata.

Ciò smentisce il luogo comune secondo il quale l’Italia conterebbe troppi laureati; nel 2006 i giovani italiani fino ai 34 anni costituivano il 17% della popolazione totale, contro il 37% nel Regno Unito, il 39% negli Usa ed il 54% in Giappone.

Per incrementare la soglia educazionale e quindi la competitività nel campo dell’industria, della ricerca e dell’innovazione, occorre dunque garantire agevolazioni fiscali alle imprese che investono sul capitale umano, aumentando la spesa pubblica nel campo dell’istruzione, in Italia tra più basse d’Europa.

La situazione occupazionale delle laureate con figli rispecchia inoltre la grave mancanza di investimento sulle politiche familiari: le laureate con figli, perlopiù coniugate e residenti al Sud, sono penalizzate dal punto di vista occupazionale, guadagnano meno dei colleghi uomini e sono spesso costrette a ricorrere al part-time. La costante precarizzazione del mondo del lavoro impedisce inoltre alle laureate senza figli di pensare alla maternità.

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